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A proposito di Intelligenza artificiale
Quali usi dell’intelligenza artificiale sono così pericolosi da dover essere vietati o classificati come ad alto rischio? Questa è la domanda cruciale, posta al centro del primo summit su sicurezza e intelligenza artificiale che si è chiuso, ieri, in un luogo iconico a 75 chilometri da Londra, come Bletchley Park, dove furono decifrati i codici segreti dei nazisti durante la seconda guerra mondiale. Il risultato è stato un impegno condiviso, racchiuso nella “Dichiarazione di Bletchley” che coinvolge i 25 Paesi presenti che si sono detti pronti a lavorare insieme e stabilire un approccio comune sulla supervisione degli sviluppi dell’intelligenza artificiale. Anche Wu Zhaohui, vice ministro cinese della Scienza e della Tecnologia, ha sottolineato che Pechino aumenterà la collaborazione sulla sicurezza dell’intelligenza artificiale per aiutare a costruire un “quadro di governance” internazionale.
Quest’impegno sulla carta si va a integrare agli sforzi compiuti, finora singolarmente, per regolamentare i possibili rischi e conflitti etici legati all’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Ad esempio il riconoscimento facciale in ogni luogo pubblico, o la giustizia predittiva, che è la possibilità di calcolare in anticipo l’esito di una sentenza oppure il cosiddetto social scoring, ossia un punteggio sociale che misura l’affidabilità delle persone attraverso gli algoritmi che producono valutazioni numeriche e classificatorie a partire da comportamenti, preferenze e e dati anche personali raccolti sul web.
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