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«Con gli adolescenti serve l'ascolto, non il pugno di ferro»

L'allarme nella Relazione annuale della Garante per l'infanzia e l'adolescenza

Parole chiave: giovani (102)
Una generazione che rischia l'implosione

Ci sono le baby gang? Certamente. Ci sono adolescenti violenti aggressivi? Nessuno può metterlo in dubbio. Esiste un problema relativo all’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati? Idem come sopra. E l’emergenza educativa sempre più complessa e allarmante? E il bullismo, il cyberbullismo? E la questione della rappresentanza dei minori? Tutto vero. Tutte questioni su cui riflettere, da analizzare e approfondire. Ma pensare di mettere in fila tutti i problemi che riguardano i minori per trarne conclusioni negative, per teorizzare che l’intero pianeta dell’infanzia e dell’adolescenza sia il grande malato dei nostri anni, è un’operazione scorretta e inopportuna. Una narrazione negativa che non corrisponde alla realtà e che va contestata.

L’ha detto Carla Garlatti, autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, presentando l’annuale Relazione al Parlamento. Non ha negato che esistano i problemi, anzi il documento che fotografa la situazione degli ultimi dodici mesi ne sintetizza puntualmente tutti gli aspetti. Ma ha negato che le tante emergenze – di cui peraltro si parla da anni senza prendere interventi davvero risolutivi – rappresentino il mondo giovanile nella sua globalità. Ma soprattutto, ha fatto notare l’esperta, “smettiamo di far finta che i minorenni non esistano. Se non li prendiamo sul serio e non ascoltiamo le loro richieste rischiamo l’implosione o l’esplosione di un’intera generazione. E penso che siamo tutti d’accordo nel non volere nessuna di queste due cose”.

Educazione o repressione?

Ad ascoltare Carla Garlatti, nella Sala della Regina a Montecitorio, anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (a cui i ragazzi della Consulta giovanile promossa dall’Autorità garante hanno indirizzato una lettera), e quello della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana. Un intervento dal sapore speciale quello della Garante per l’infanzia, non solo perché quella presentata oggi, al termine del mandato quadriennale, sarà la sua ultima Relazione, ma per il forte richiamo alla politica: parlando di minori, più che la repressione, serve la prevenzione e, soprattutto, l’educazione.

Invece la narrazione prevalente indica i minorenni come autori di gesti violenti, contestatori aggressivi e membri di baby gang. “La realtà è un’altra: ad esempio i reati a carico dei 14-17enni sono calati del 4,15% tra il 2022 e il 2023”, ha osservato Carla Garlatti. “Di contro la risposta del mondo degli adulti è quella di dare una stretta. Una stretta che finora non ha prodotto effetti deterrenti. Anzi, l’aumento delle presenze nei 17 istituti penali per i minorenni (Ipm) rischia di determinare casi di sovraffollamento delle strutture e sovraccarico per gli operatori, con ripercussioni sull’efficacia dei percorsi di rieducazione e recupero”. La garante ha evidenziato come dai dati del Ministero della giustizia sia possibile calcolare che “in un anno, da maggio 2023 a maggio 2024, il numero dei minorenni negli Ipm sia passato da 210 a 339: 129 in più, pari al 61,4%”. A segnare la differenza sono stati gli ingressi dei ragazzi tra 16 e 17 anni aumentati del 74,4%. Ma chiudere i ragazzi negli istituti penali basta per realizzare quei progetti educativi finalizzati al loro recupero? L’esperienza – Carla Garlatti è stata per anni presidente di un Tribunale per i minorenni – lascia aperta la strada ai dubbi e restringe lo spazio per le certezze.

“Ascoltiamo i più piccoli”

“C’è anche un altro racconto che si può fare dei minorenni ed è quello dei gesti per i quali vengono premiati gli Alfieri della Repubblica”, ha proseguito Garlatti. Non sono casi isolati, la realtà per fortuna è popolata da tante situazioni positive in cui i minori sono protagonisti. “Non li vediamo perché non se ne parla a sufficienza. Che i minorenni siano capaci di impegno lo dimostra anche il lavoro svolto dalla Consulta delle ragazze e dei ragazzi dell’Agia, affiancata da quest’anno dal Consiglio nazionale delle ragazze e dei ragazzi dell’Autorità”. Ecco perché, se davvero intendiamo comprendere il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza, non dobbiamo fermarci ai luoghi comuni, ma è indispensabile ascoltare i minorenni. “Chiediamoci come ha risposto il mondo degli adulti alla libera espressione del pensiero dei ragazzi. In alcuni casi alle rivendicazioni dei ragazzi sono seguite sospensioni a scuola o reazioni a dir poco spropositate delle forze dell’ordine”.

Poi ci sono le condizioni di vita. “Cosa offre oggi l’Italia a bambini e ragazzi? I minorenni purtroppo sono la fascia di popolazione con la più alta incidenza di povertà assoluta, in particolare gli stranieri. È impressionante pensare che il 2,5% dei minori di 16 anni non può accedere a un pasto proteico al giorno”. Va detto inoltre che, secondo l’Istat, il 16,9% non può permettersi una settimana di vacanze all’anno, il 9,1% non può svolgere regolarmente attività di svago e che addirittura il 16,5% dei minorenni stranieri non è in condizione di invitare amici.

Già nel 2019 il Comitato Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza aveva invitato a colmare i divari tra le regioni relativi all’accesso ai servizi sanitari, agli standard di vita essenziali e all’istruzione. Garlatti, a tal proposito, indica nell’adozione dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep) una delle risposte principali alle disparità presenti nel Paese. “La riforma per l’autonomia differenziata può consentire la definizione una volta per tutte dei Lep che riguardano l’infanzia e l’adolescenza, ma è fondamentale che la riforma non si trasformi in uno strumento che renda ancora più profondo il solco tra le Regioni”. In materia anche l’Autorità garante sta lavorando per fornire il proprio contributo.

Eco-ansia e scelte degli adulti

Nell’Italia di oggi i ragazzi manifestano rabbia per scelte che passano sopra le loro teste. È come - ha osservato Garlatti - se fossero relegati in un mondo a parte, separato da quello degli adulti. La società dovrebbe invece aderire a un modello di sostenibilità intergenerazionale. “Un esempio è rappresentato dalla questione del cambiamento climatico, che è fortemente avvertita dai ragazzi mentre il mondo degli adulti sembra indifferente”.

“Più in generale occorre un cambio di rotta, culturale, sociale e politico, che permetta di abbattere il diaframma che separa la dimensione adulta da quella minorile” ha concluso Garlatti. “Bambini e ragazzi devono essere considerati tra i destinatari diretti delle decisioni e delle scelte politiche. Oggi purtroppo non appaiono nemmeno sullo sfondo: lo dimostra il fatto che i ragazzi fanno di tutto per far sentire la loro voce, senza essere nei fatti ascoltati”.

I rapporti familiari

Tra i temi affrontati nella Relazionale annuale, un posto di rilievo è dedicato alla tutela dei minorenni nei rapporti familiari. Il testo sottolinea l’impegno svolto dall’Autorità garante sulla mediazione familiare, sugli incontri in ambiente protetto – che si svolgono con la presenza di operatori qualificati – tra genitori e figli in presenza di situazioni di conflittualità o di revoca della responsabilità genitoriale, sulla sottrazione internazionale di minore e sui diritti dei figli di genitori detenuti. Inoltre, è proseguito il progetto sui Gruppi di parola, che accanto al tradizione focus sulla separazione dei genitori, ha visto aggiungersi l’avvio del gruppo sulla gestione del lutto per la morte di un genitore. L’Autorità si è occupata infine anche di oblio oncologico e delle norme Ue sull’introduzione del certificato europeo di filiazione. (continua a leggere https://www.avvenire.it/famiglia/pagine/adolescenti-da-ascoltare-repressione-e-carcere-non-servono)

Fonte: Avvenire
Una generazione che rischia l'implosione
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