Don Renzo, un prete innamorato della bellezza
L'omelia del Vescovo al funerale
Le parole di mons. Giusti al funerale di don Renzo Vignocchi
Monsignor Giusti ha voluto ricordare don Renzo, ricordandone la persona, l'impegno di sacerdote, la sua dedizione verso i fratelli e il suo amore per la bellezza. Queste le parole del Vescovo nell'omelia:
“Per l’anima che è confinata nella pesantezza del terrestre,
e che ha perso per così dir le proprie ali,
tanto che non può più elevarsi all’altezza del vero,
v’è un’esperienza per cui esse ricominciano a crescere,
e sopraggiunge una nuova elevazione.
E’ questa l’esperienza
dell’amore e del bello,
dell’amore per il bello.”[1]
La via della bellezza, via della conoscenza di Dio
Le Scritture ci fanno comprendere che la a bellezza non è estetismo, ma una pienezza di vita, di umanità, e in ciò sta il primo valore. È bello ciò che conferisce pienezza. La bellezza è trasfigurazione della materia. La bellezza è la trasfigurazione della materia attraverso l’incarnazione in essa di un principio diverso trans-materiale, essa è l’incarnazione di una idea. La bellezza è la materia spiritualizzata. La bellezza è ciò che corrisponde alle aspirazioni più profonde dell’essere umano, è quella disposizione vivificante e armoniosa che stimola, rasserena, guarisce. La bellezza è una segreta corrispondenza tra noi stessi, gli altri e l’ambiente tutto. La bellezza è armonia, è unità spirituale, la bellezza è l’unità spirituale della persona realizzata dall’amore. La bellezza è una logica che si afferma come un piacere. La bellezza, come la verità, è ciò che mette la gioia nel cuore degli uomini, è il frutto prezioso che resiste all’usura del tempo, che unisce le generazioni e le congiunge nell’ammirazione. La bellezza è lo splendore del vero. La bellezza è l’incarnazione in forme sensibili di quello stesso contenuto ideale che, prima di tale incarnazione si chiamava bene e verità.
In un tempo dominato da una cultura segnata profondamente dall’estetismo occorre educare alla bellezza e tu lo hai fatto caro don Vignocchi. Molti oggi non avvertono più il mistero se non attraverso la bellezza come se aspettassero dalla bellezza la giustificazione della vita, la rivelazione del senso. È la bellezza che salverà il mondo? Affermava in “Delitto e castigo” Dostoevskij. In anni in cui si palesa il rischio di un ritorno all’imbarbarimento dei cuori (infanticidio, visione economicista e efficientista dell’uomo, abdicazione ai diritti dell’uomo, soppressione dell’handicappato e dell’anziano ammalato, ecc., ecc.) occorre educare a riconoscere il bello, e l’educazione della sensibilità religiosa, alla bellezza è uno dei compiti più importanti della formazione cristiana: quello che tu hai fatto!
Arrivederci in Paradiso… speriamo!
[1] Gadamer H. G., “L’attualità del bello”, Genova, Marietti, 1998; p.16.
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