La Via Crucis cittadina

A mano a mano che il tempo trascorre la Chiesa Nostra Signora del Soccorso si riempie di fedeli per partecipare alla Via Crucis cittadina organizzata e animata dai giovani della Diocesi di Livorno. Famiglie, insegnanti, ragazzi, religiosi, un popolo! Tutti con la mascherina, seguono l’evento stando fermi al loro posto per la durata della Via Crucis. Lo schermo collocata ai piedi dell’altare mostra le 14 stazioni. La croce portata dai ragazzi si ferma lungo le navate laterali e sullo schermo vengono proiettate opere d’arte, testimonianze, fotografie. Come non rimanere attratti dal Viandante sul mare di nebbia di Friedrich. Un viandante ha raggiunto la cima di un monte, da cui domina l’intero paesaggio. I capelli sono scompigliati dal vento e la sua vista spazia sui rilievi lontani, sul cielo, sulla nebbia che si addensa nelle valli sfumando i contorni. L’ansia d’infinito, l’ignoto, l’ammirazione estatica per la bellezza del creato. Il Vescovo Simone che presiede la via Crucis ne rimane attratto.

La fotografia che mostra un barcone di migranti in mezzo al mare. La scritta in basso respinge ogni forma di razzismo. Una Via Crucis! L’immagine mostra la fatica delle nostre società occidentali ad affrontare seriamente la crisi umanitaria delle persone che vivono in continenti sfruttati e mal ricompensati.

“Gesu’ sulla Croce lancia quasi un Suo ideale testamento come aveva già fatto nell’ultima cena.” Sappiamo bene, dice il Vescovo Simone, che tra la cena e la Croce c’è una intima continuità. Quello che viene celebrato nella liturgia dell’ultima cena viene vissuto in maniera cruente nel Golgota. La morte celebrata nell’ultima cena viene vissuta nel Venerdì Santo. La Resurrezione celebrato nell’ultima cena viene vissuta la domenica mattina. Fa impressione il silenzio del Padre nei confronti del Figlio Crocifisso. Si sa bene che bisogna andare fino in fondo. L’abbiamo visto nelle immagini. Occorre attraversare le tenebre come Giobbe per giungere a redimere tutto. Ci si salva soltanto donandosi.

“Al termine di questa Via Crucis, quanto ti ha coinvolto questa sofferenza di Cristo?” Questa la domanda provocatoria di Monsignor Simone. “Non ti ha coinvolto per nulla perché sei assente, ritenendo che la cosa non ti riguarda? Cristo non è morto per me?”  “La vicenda di Gesù mi coinvolge come critici e giudici. Scendi giù dalla Croce e dimostra che sei il figlio di Dio. Ha salvato gli altri, salva te stesso.” “Oppure, quello che vedi ti interroga?” Come il centurione romano che riconosce che l’uomo sulla Croce è Gesù. Così siamo sulla buona strada. Chi si coinvolge pienamente nella via della Croce, chi sa che ha perso. Come il malfattore che riconosce il proprio peccato implorando la grazia di Gesù Cristo.  Lui che è un condannato a morte si affida a un condannato a morte. “Portami in Paradiso!” Egli ha intuito il mistero del Cristo. Lui consapevole del suo peccato si abbandona a Cristo.

Il Paradiso inizia dal momento stesso in cui, di tutto cuore, affidiamo, come il malfattore, la nostra vita al Signore Gesù Cristo.