Diocesi
Essere catechista attento: le buone prassi
Si è svolto nei giorni scorsi il secondo incontro di formazione diocesana “Catechisti di lungo corso” a cura del Centro Pastorale per l’Iniziazione Cristiana con la collaborazione della Commissione Diocesana della tutela dei minori e adulti vulnerabili. Il corso “Le buone prassi: essere catechista attento” si è tenuto sia in presenza, presso la sala Fagiuoli del vescovado, che on line, direttamente dall’account facebook di don Fabio Menicagli, direttore del Centro. Erano presenti il direttore del Centro don Fabio Menicagli, il responsabile della Commissione don Alberto Vanzi e Monica Calvaruso responsabile dell’Ufficio Oratori e Sport; la parte tecnica è stata curata da Gianluca Taddei, segretario dell’Ufficio Oratori e Sport e responsabile tecnico. L’incontro si è aperto con una breve sintesi dei temi fondamentali trattati del primo incontro, infatti, Don Alberto ha presentato di nuovo la Commissione e ricordato le funzioni di essa nella nostra diocesi , soprattutto il ruolo negli Uffici: la Commissione ha il compito di essere di supporto nei contesti educativi delle realtà ecclesiali che operano nel mondo dell’educazione, che accolgono i bambini e promuovono un’azione educativa. Il compito della Commissione è soprattutto quello di formare gli educatori a prevenire ogni tipo di abuso di potere, termine che racchiude ogni altro tipo di abuso, piuttosto che intervenire. Don Alberto spiega che ogni relazione educativa si muove in un contesto ecclesiale, dove ricevo dalla Chiesa come educatore un mandato per educare, perché agisco per nome e conto della Chiesa stessa, non devono esserci “battitori liberi”. Ci sono tre aspetti della formazione di base per impedire l’abuso di potere: il primo è lo stile ecclesialestile evangelico per cui dono la mia vita agli altri, come ci ha insegnato Gesù, in un’opera precisa per educare il minore e accompagnare spiritualmente gli adulti vulnerabili; il terzo aspetto è la collaborazione e la responsabilità , non si dice “mio bambino”, “ mio momento”, “ mia classe”. Don Alberto conclude indicando documenti della CEI su cui orientarsi per avere le buone prassi da adottare, ma sottolineando il fatto che come diocesi dobbiamo trovare le nostre forme tipiche come Chiesa di Livorno ed avere un nostro manuale da applicare.Prima di passare a parlaredelle nuove prassi, sono stati illustrati i punti di riferimento da cui partire per arrivare alle buone prassi che sono: la cura e la protezione, vale a dire il prendersi cura, orientare il cuore, lo sguardo a favore dei più piccoli, dei più deboli e degli indifesi. Non si tratta di andare alla “caccia all’orco” ma di essere vigili sia singolarmente che come comunità dei possibili accadimenti che potrebbero avvenire nelle realtà ecclesiali, dalle scuole paritarie alle associazioni. Nel caso in cui ci fossero dei dubbi è obbligatorio ascoltare il presunto abusato e accompagnarlo in un cammino, seguito da specialisti e contemporaneamente ascoltare il presunto abusatore, per avviare un percorso di riconciliazione con se stesso, con l’altro e con Dio. Come ha detto don Alberto, non si può agire da soli in questo compito ma è importante che ci sia una collaborazione tra tutti gli educatori, allenatori, operatori pastorali di ogni ambito. Ecco perché la formazione di base è importante e deve riguardare tutti. Per quanto riguarda le linee operative a cui dobbiamo tener conto per la formazione, Monica evidenzia 6 punti: 1) la presenza deiminori nelle attività ecclesiali è un dato di fatto, si hanno bambini a Messa, al catechismo, in oratorio, al doposcuola, in oratorio, nei cortili, a fare sport; 2) I possibili abusi si distinguono in abuso fisico, abuso emotivo, abuso sessuale, trascuratezza e negligenza; 3) gli impegni da assumere in comunità, le buone prassi tra cui l’informazione, la sensibilizzazione, la segnalazione, la responsabilità; 4) I criteri per la scelta e formazione degli operatori pastorali; 5) Le caratteristiche degli ambienti parrocchiali e oratoriali; 6) il consenso scritto dei genitori su tutte le attività, sugli orari e la visibilità della programmazione quotidiana. Nella seconda parte del corso don Fabio si è rivolto al pubblico presente e a quello a casa per lanciare un laboratorio: individuare le buoni prassi. Da questo laboratorio sono emersi questi punti da approfondire : l’ascolto dei bambini, la prevenzione degli abusi, la fiducia e il coinvolgimento, l’accoglienza e le relazioni, le difficoltà di relazionarsi oggi, avere degli ambienti accoglienti, lealtà e trasparenza, come affrontare le situazioni con problemi familiari, come trattare i bambini iperattivi, come riprendere i bambini senza brontolare, come evitare dipendenze, fare attenzione alle parole, i catechisti giovani e gli animatori devono fare attenzione ai comportamenti che possono essere fraintesi, non essere maestri e neppure amici, aspettare i tempi dei bambini, coinvolgere le famiglie, nuove forme logistiche, confessioni visibili, formazione degli educatori, non essere invadenti con chi non vuol parlare, avere dei comportamenti adeguati ai ritiri e ai campeggi. Don Alberto ha infine sottolineato quanto sia importante dare le azioni da fare e da non fare negli ambienti ecclesiali e non essere troppo generici; per questo sono state individuate quattro macro aree che riguardano tali azioni. Queste aree sono: persone ( clero, religiosi, laici); attività (liturgia, catechesi, laboratori, musica, grest, campeggi, sport);luoghi (sicurezza, spazi aperti, custodia, uso delle chiavi, casa parrocchiale, oratorio, servizi igienici, chiesa e sacrestia); strumenti ( modulistica per i genitori, tecnologia, giornalino, immagini, siti web, segreteria). In ogni area ci sono le stesse attenzioni positive ( azioni da fare) e attenzioni negative ( le cose da non fare). Molte di queste attenzioni sono state dette ma si invita alla lettura dell’elenco di queste numerose azioni sulle linee guida della CEI. Nel prossimo appuntamento verranno affrontati i rischi dell’uso della tecnologia per i minori.