Diocesi
Grazie per aver custodito la città
Il Quartiere de La Venezia ed in particolare al piazza del Luogo Pio, è stato lo scenario in cui si sono ritrovati a pregare per lo scampato pericolo del Coronavirus, diverse realtà religiose e associative su invito del Vescovo monsignor Simone Giusti. Fra’ Emilio Kolaczyk parroco della Chiesa di San Ferdinando, all’apertura della Preghiera ha ringraziato i convenuti per la significativa presenza e per essersi uniti in questo importante momento segno ancora una volta di come in questo periodo pur con tante difficoltà e isolamento non è venuta meno la fiducia e la speranza nell’aiuto del Signore.
Le suore trinitarie della vicina scuola dell’Infanzia hanno voluto esprimere la propria preghiera di ringraziamento con due canti religiosi in lingua malgascia. Dopo le suore un giovane musulmano, ospite della struttura di accoglienza dei profughi gestita dai Padri Trinitari di Crocetta ha recitato la propria preghiera. Quindi è seguito l’intervento del Vescovo che ha ricordato come l’epidemia pur avendo toccato la nostra città con pochi casi gravi dal punto di vista del contagio, ha fatto però crescere a livello esponenziale la povertà costringendo ad un aumento delle sofferenze, tanti cittadini che erano fuori dalle proprie case e senza lavoro o lavoratori invisibili. “Queste persone hanno avuto sofferenze più di altri e la pandemia ha reso visibile chi era invisibile facendolo emergere, con la solidarietà, dalle proprie sofferenze fisiche, ma soprattutto economiche, dall’emarginazione in cui viveva grazie ad un sistema sanitario tra i più efficaci d’Italia, abbiamo contenuto la pandemia. Padre Pio, grande taumaturgo, volle creare l’ospedale Casa della Sofferenza vicino a sé, per alleviare in prima persona la sofferenza dei malati.
In Toscana le intuizioni di alcuni medici hanno permesso a molti ammalati di non aggravarsi ed hanno assicurato guarigioni più rapide. E’ necessario chiedere a Dio uno dei doni dello Spirito Santo che è l’intelletto, per capire come rispondere ai progetti e sperare nel vaccino, perché sia per tutti, non solo per europei, americani o cinesi. Una pandemia che di fronte ai morti sembrava aver unito le genti, ma che in previsione di un vaccino gli interessi economici sono tornati a far prevalere l’egoismo e l’egocentrismo degli Stati. Popoli prima uniti nel dolore e subito dopo divisi dagli interessi economici, per accaparrarsi futuri guadagni sulla pelle della gente. Ci unisce la pandemia ma ci divide la ricerca del vaccino, perché purtroppo continua a prevalere l’egoismo e non l’amore verso il prossimo come ci ha insegnato nostro Signore.”
Presente all’incontro a rappresentare la città, la neovicesindaco Libera Camici, alla sua seconda uscita ufficiale dopo la partecipazione all’anniversario dei bombardamenti su Livorno. Nel suo intervento ha sottolineato l’importanza che hanno rivestito le associazioni del volontariato e della Caritas, trovatesi a sopperire alle lacune del pubblico, impossibilitato a dare risposte agli appelli di tante famiglie, a causa dell’inaspettata e violenta pandemia.
Suor Raffaella Spiezio, Presidente della Fondazione Caritas, ha ricordato come in piena pandemia la Caritas ha dovuto triplicare gli sforzi per far fronte alle numerose richieste di aiuto da parte di tante famiglie che, come precedentemente evidenziato dal vescovo, erano sconosciute e quindi invisibili. Ha poi rinnovato l’invito a donare affinché col contributo di tutti si possa continuare a fronteggiare questa emergenza che purtroppo ha lasciato e continua a lasciare nell’indigenza troppe persone e famiglie.
Durante la celebrazione un braciere acceso al centro della piazza, faceva salire al cielo l’incenso che era stato messo da ogni rappresenta delle istituzioni e comunità religiose. Al termine della cerimonia, il Vescovo ha impartito la benedizione ai presenti e alla città.
le foto sono di Giusy D’Agostino