Diocesi
Una riflessione per la Quaresima
Il cammino della Quaresima 2020 ci dà la possibilità di fare un ulteriore passo verso l’orizzonte della Pasqua: il tema potrebbe essere “Vivi in Cristo”. Prima di tutto ci aiuta a considerare la domanda di vita che abita il cuore di ogni giovane (anche se spesso giace dimenticata negli scantinati!), di quella pienezza di vita a cui solo la persona di Gesù può rispondere in modo esaustivo, proprio come una sorgente d’acqua fresca ristora un assetato.
Le letture dell’anno A delineano un chiaro percorso “battesimale” che parte dalla Genesi – in cui si narra l’origine e il senso della vita umana – e ci accompagna progressivamente a contemplare nella Pasqua del Signore la vittoria della vita sulla morte. Ad apertura del cammino quaresimale ci imbattiamo nell’albero della vita che a fine percorso riconosceremo immagine di Gesù crocifisso e della sua Risurrezione: la vita, che tanto cerchiamo, “zampilla” solo dove trionfa l’amore!
Seconda domenica di Quaresima
Il Vangelo della trasfigurazione dice che la Quaresima, più che un tempo di lutto e di penitenza, è un convertirsi alla luce. Acquisire fede significa acquisire luce e bellezza del vivere, sentire che è bello amare, abbracciare, dare alla luce, è bello lavorare, esplorare, seminare, ripartire, perché la vita ha senso e tutto va verso un esito positivo, qui e nell’eternità. San Paolo scrive a Timoteo una frase bellissima: Cristo è venuto e ha fatto risplendere la vita (2Tim 1,10). Non solo il suo volto e le sue vesti sul Tabor, non solo i nostri sogni, ma la vita, qui, adesso, di tutti. Ha dato splendore e bellezza all’esistenza, ha riacceso la fiamma delle cose, ha messo frantumi di stelle nelle vene del mondo, ha dato sogni e canzoni bellissime al nostro andare di uomini e di donne. Basterebbe ripetere senza stancarsi: ha fatto risplendere la vita, per ritrovare la verità e la gioia di credere in questo Dio.
*A proposito della prima domenica di Quaresima
L’esperienza del desertoL’esperienza del deserto, alla luce della vicenda esemplare di Gesù, può essere affrontata perciò da ogni credente con grande compostezza interiore, perché non si è mai abbandonati all’azione ingannatrice del tentatore. Quando (esso) si avvicina con la promessa di colmare il vuoto che ci fa soffrire (in realtà con l’intento di distaccarci dal nostro Dio), lo Spirito rimane sempre in noi a suggerire la preghiera che ci può salvare: Padre nostro, non ci indurre in tentazione. O meglio, secondo il senso che sembra essere sotteso a queste parole: «Fa’ che non soccombiamo nella tentazione. Che niente e nessuno possa separarci da te, perché tu solo, lo crediamo fermamente, puoi appagare con la tua sorprendente, inesauribile tenerezza, quella fame di pace profonda e di fiducia nella vita, che ci portiamo dentro nell’attraversare il deserto della nostra solitudine esistenziale e della nostra povertà morale».