Diocesi
Un libro per raccontare 70 anni di storia
Nella Chiesa di San Martino a Salviano, le Maestre Pie Venerini hanno festeggiato il 70° Anniversario della loro scuola di Salviano con la presentazione del volume: “Storia di una famiglia – Le Maestre Pie Venerini”. La funzione religiosa precedente alla presentazione, è stata incentrata sul brano del Vangelo di Matteo in cui Gesù si rivolge ai discepoli con le parole “Voi siete il sale della terra . . . luce del mondo”. Il brano, così significativo, è veramente venuto a proposito in relazione alla testimonianza cristiana data dalle Maestre Pie nel corso degli anni.
Don Raffaello Schiavone, che ha presieduto la Messa insieme a don Italo Caciagli e al diacono Maurizio Carotti, ha potuto così affermare, sia in apertura della Messa che nell’omelia, che in settanta anni di esperienza religiosa, le Maestre Pie Venerini, nel loro uscire verso gli altri, non invadenti, né superbe o presuntuose, “hanno seminato sapienza e luce”.
Al termine della funzione, suor Gabriella Gigliucci, Maestra Pia e responsabile dell’Usmi. Ha presentato l’autrice del volume come “la storica ufficiale della Congregazione” che ha scritto una storia “non staccata dalla vita” ma interpretata dalle persone che l’hanno fatta. Suor Gabriella ha anche ricordato che l’autrice della ricerca: Suor Maria Teresa Crescini, ex Madre Generale, era stata per 23 anni Segretaria Nazionale e Internazionale dell’Opera Pontificia per la Santa Infanzia e che era già stata a Livorno per incontrare sia le religiose che i catechisti. Ha poi ringraziato anche i molti presenti, tra cui la Madre Generale, il dottor Rossi in rappresentanza del Questore, il Consigliere Regionale Gazzetti e i Vescovi di San Miniato e di Livorno per la loro adesione.
Suor Maria Teresa, iniziando l’intervento, ha raccontato che finalmente si era trovato il tempo per mettere a frutto il materiale che aveva raccolto nel corso degli anni per la realizzazione del libro. Rosa Venerini fu l’artefice di “una esperienza straordinaria di Chiesa”, le giovani del suo tempo avevano solo due strade: o la famiglia o il convento. Rosa ebbe l’intuizione di dare una dimensione nuova alle ragazze, di renderle più consapevoli con il dedicarsi alla loro educazione, specialmente per le figlie del popolo, quelle che vivevano in condizioni non agiate.
Fu aiutata in varie occasioni dai Padri Gesuiti, dopo la sua abitazione usata come scuola, il Vescovo di Viterbo le diede un luogo in cui operare, poi aprì la scuola di Montefiascone e altre nel Lazio, Umbria e Marche, quindi approdò a Roma dove Papa Clemente XI si incuriosì dell’opera di Rosa, volle conoscerla e vedere quello che faceva. Il Papa si convinse così del suo insegnamento e disse a Rosa “con queste scuole santificherete Roma” e le regalò una scuola nei pressi della Fontana di Trevi.
Come dovevano essere chiamate le insegnanti? Nel 1699 presero il nome di Maestre Pie, perché erano conosciute come credenti e frequentavano la Chiesa, non facevano i voti ma li osservavano come se li avessero fatti, il loro fu “un apostolato diretto”, in seguito furono chiamate “le Maestre Sante” per la loro esemplarità di vita, nel 1837 si sottoposero alla “vestizione” con l’uso dell’abito scuro ma non erano ancora delle consacrate. Grazie ad esse la donna raggiunse una sua “professionalità” e cominciò la chiamata da parte dei Vescovi ad aprire nuove scuole, era stato stabilito che dovessero essere almeno tre per ogni comunità.
Finalmente lo Stato Pontificio cominciò a finanziare Rosa Venerini come fondatrice della prima scuola pubblica femminile italiana grazie al “contratto” che veniva stipulato con i Vescovi locali. Con l’Unità d’Italia -ha chiarito Suor Crescini- i beni ecclesiastici vennero incamerati dallo Stato e per poter insegnare venne introdotto l’obbligo della “patente”. Così lo Stato istituì i Corsi magistrali, le Maestre, che sono sempre forti, capaci, determinate e preparate, vi partecipano e ottengono anche loro la patente. Ma incorrono in situazioni locali molto diverse, è il caso della città di Rieti in cui il potere della sinistra anticlericale è evidente: sei Maestre, patentate, vengono licenziate, ma loro non si danno per vinte e ricominciano, nascono le prime scuole private, quelle che oggi si chiamano paritarie.
E Livorno? Anche a Livorno -ha aggiunto suor Maria Teresa- dopo il 1870 le Maestre Pie subiscono le ostilità del Comune anticlericale eppure anche loro decidono di aprire lo stesso. Le Maestre Pie nel 1881 subentrano alle Maestre Pie Paradisine già esistenti e protette dai Gesuiti. Il Comune non voleva “le scuole dei preti” ma il Vescovo riuscì a superare le difficoltà e della scuola beneficiarono molti stranieri presenti in città a causa della realtà mercantile livornese, tra questi stranieri ci fu Madre Keller, di origine tedesca, che fondò le Maestre Pie Venerini negli Stati Uniti. In fine il Ministro Coppino diede alle Maestre Pie il riconoscimento di “scuola pubblica” con il relativo finanziamento e si stabilirono nel quartiere della Venezia. L’amministrazione della scuola però, per Legge, doveva essere lasciata nelle mani di un laico.
Venendo al momento conclusivo l’autrice del volume ha messo in rilievo due fatti: nel 1933 le Maestre Pie “presero i voti”, il “voto semplice” che non toglie la personalità giuridica e quindi godono di un trattamento particolare e da Istituto divengono Congregazione. Il secondo fatto è che le Maestre Pie “si sono aperte al mondo”, cioè alle altre nazioni europee dell’Est, agli Stati Uniti, all’Africa e ai paesi sottosviluppati ma “si sta riducendo la realtà italiana”.
I festeggiamenti per il 70° Anniversario dell’insediamento delle Maestre Pie a Salviano si concluderà giovedì 7 maggio con la celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo Mons. Simone Giusti nella Chiesa di San Martino.