Diocesi
Non è possibile vivere se non riconoscendoci affidati gli uni agli altri
Le celebrazioni per la 42° giornata per la Vita organizzata dalle aggregazioni laicali della Diocesi di Livorno, si sono tenute presso il Santuario di Montenero. Aprite le porte alla Vita è il tema di riflessione proposto dai vescovi per quest’anno. Nel messaggio scrivono che “la vita non è un oggetto da possedere, ma “una promessa di bene, a cui possiamo partecipare, decidendo di aprire le porte. Non tutti fanno l’esperienza di essere accolti da coloro che li hanno generati: numerose sono le forme di aborto, di abbandono, di maltrattamento e di abuso”. Però “Se diventiamo consapevoli e riconoscenti della porta che ci è stata aperta, (…)potremo aprire la porta agli altri”. I vescovi concludono il loro messaggio con un’espressione che deve interrogarci tutti: “non è possibile vivere se non riconoscendoci affidati gli uni agli altri”.
Durante la celebrazione eucaristica presieduta da Monsignor Simone Giusti, il vescovo commentando il brano evangelico della Presentazione di Gesù al Tempio osserva come in questo luogo dove la folla si addensa, la fede permette di cogliere che era un bimbo speciale tra i tanti bimbi che vengono accolti; così pure fra le tante tortore offerte, fa si che si riconoscano quelle che provenivano da una coppia speciale. La fede illumina Simeone e Anna e permette loro di vedere il Signore che ti viene incontro. Anche noi ogni volta che facciamo del bene vediamo nel fratello, il Signore. Pure coloro che vengono da lontano sono nostri fratelli ma è la fede che ci fa comprendere questo. Assistiamo ad una continua lotta nei secoli tra il bene il male; ma la verità si fa largo. Nel Novecento, il razzismo cresciuto in Europa con devianze e ideologie ha portato allo sterminio degli ebrei, dei disabili, di coloro che non corrispondevano all’deologia della purezza della razza e di tutti coloro che di ritorno da altri fronti, essendo ammalati, non servivano più . Molti furono coloro che denunciarono e si rifiutarono di aderire. Ma pochi sono stati coloro che hanno visto quello che si celava dietro quella ideologia. E così negli anni 70, i nazisti del nostro tempo hanno cominciato ad affermare che l’embrione è un grumo di sangue, dando luogo a decisioni che hanno portato ad ammettere l’aborto legale. “È chiaro che le leggi devono essere rispettate, ma dobbiamo creare le condizioni perche certe situazioni non si verifichino”…. “Così pure con le immigrazioni, ci vuole una coscienza edotta, altrimenti in nome dell’ideologia si commettono cose aberranti. Non dobbiamo vedere dove è il male più grande. Ma quante cose non fa la politica! Abbiamo una burocrazia coartante! E non c’è più una visione di un bene comune ma di una visione individualista. C’è un bombardamento continuo di bisogni, falsi. Ottenebrati dalla cultura dell’edonismo per il business. I filosofi hanno confuso la libertà con l’arbitrio”. Dobbiamo essere coscienze libere, dotte, che ci rendono critici nei confronti di coloro che hanno in mano le redini del business. La bassa natalità richiede una revisione di questo sistema. La fede ti fa riconoscere Gesù nel bambino appena nato, nel giovane che si droga e in tutte le situazioni di bisogno. L’uomo non è solo carne ma anche anima. La morte non è padrona della vita. E Cristo è il pontefice sommo che ti porta dalla vita, alla vita Eterna. Morire è un guadagno e se posseggo la vita che è Cristo, anche la mia vita sarà per sempre.
Al temine della celebrazione eucaristica, le aggregazioni laicali hanno recitato il Rosario in favore della Vita, meditando il Messaggio dei Vescovi.
La Presidente del Movimento per la Vita di Livorno, la dottoressa Daniela Musumeci Bassi nell’introduzione, ha posto l’interrogativo di come mai dopo 42 anni dall’indizione della Giornata per la vita, si continua a ripetere l’appello all’accoglienza e se guardiamo al testo della legge 194/1978, scrive che bisogna prendersi cura della “tutela sociale della maternita”. Eppure da allora, più di 6 milioni di bambini in Italia hanno trovato la porta sbarrata nei nostri ospedali ed ha prevalso la scelta dell’interruzione volontaria della gravidanza, prevista da quella stessa legge. Ecco perchè c’è bisogno di aprire di più le porte alla vita. Non ci si può lamentare del gelo demografico della nostra società che mette a repentaglio il nostro welfare, la nostra sicurezza futura, senza volgere lo sguardo alla causa principale che ha generato e continua a generarlo. C’è però un volontariato che crede nel valore inestimabile della vita anche quando è in pericolo al suo sorgere ed è invisibile agli occhi dei più. La vita va accolta con stupore per il mistero che la abita e come leggiamo nel messaggio dei vescovi: “l’ospitalità della vita è una legge fondamentale: siamo stati ospitati per imparare ad ospitare. Ogni situazione che incontriamo ci confronta con una differenza che va riconosciuta e valorizzata, non eliminata, anche se può scompaginare i nostri equilibri”.