Diocesi
I laici in dialogo con i vescovi della Toscana
E’ stato un incontro di carattere straordinario quello che si è tenuto nei giorni scorsi alla Certosa in quanto per la prima volta fedeli laici si sono incontrati con i pastori della Chiesa di Toscana. Per questa occasione infatti, sono intervenute anche quelle consulte ed Aggregazioni sinora assenti nel livello regionale, come ad indicare l’inizio di una nuova stagione. Il dottor Mario Macaluso, segretario generale morto purtroppo improvvisamente nei mesi scorsi, predecessore della neo eletta dottoressaAlessandra Cavallini, aveva programmato, assieme a Mons.Tardelli ed ai colleghi della presidenza CRALToscana, quattro incontri preparatori interdiocesani, dislocati territorialmente in regione. L’incontro del 16 novembre è stato il frutto di questo lavoro efficace che ha favorito la partecipazione dei responsabili territoriali alla vita della CRAL, organismo di coordinamento e di propulsione. L’incontro personale e comunitario dei fedeli laici con i propri Pastori è stato utile per illustrare il cammino del laicato impegnato a livello locale e regionale, evidenziando luci ed ombre nelle attività e nelle relazioni interne/esterne alle aggregazioni. Ma lo scopo principale è stato il reciproco ascolto, filiale e paterno, illuminati dall’azione dello Spirito Santo.
Il convegno è stato introdotto dal Vescovo di Pistoia Fausto Tardelli in qualità di segretario CET ed assistente eccleasiastico del laicato. Egli ha citato il decreto conciliare Apostolicam Actuositatem che vede l’apostolato aggregato, segno dell’unità della Chiesa in Cristo. Ha ricordato che anche nella Christifidelis Laici di Giovanni Paolo II e nel documento di Papa Francesco Evangelii Gaudium, si afferma che i laici assumono un ruolo importante nei vari ambiti ecclesiali che dopo il Concilio è stato molto fiorente, mentre purtroppo al giorno d’oggi si assiste ad un progressivo affievolirsi. Sorge dunque spontanea la domanda se è ancora il tempo per la presenza delle aggregazioni. Mons. Fausto afferma che la Chiesa istituzione ne ha bisogno perchè essi possono contribuire al discernimento e a rendere le parrocchie ambiti vivi di partecipazione, condivisione e comunione. La funzione principale della Consulta dei laici nei suoi livelli nazionale, regionale e diocesano è quella di coordinamento. In Toscana, essa svolge un lavoro prezioso tentando di offrire uno spazio di dialogo e di collegamento a tutte le realtà aggregate. Si riscontrano due limiti: uno l’assenza delle consulte in alcune diocesi, l’altro, ove esse esistono, l’assenza di alcune aggregazioni alla vita delle consulte diocesane e regionali. In sintesi, il Vescovo invita il laicato aggregato ad intensificare la partecipazione nella Chiesa locale e le iniziative di coordinamento attraverso le consulte.
Vi sono state le testimonianze delle consulte diocesane e delle aggregazioni laicali e in tutte è emersa l’ attenzione alla formazione spirituale, associativa, motivazionale e di interesse proprio come da finalità statutarie, ecc. Comune esigenza è fare rete, conoscersi e riconoscersi nel mondo laicale agrregato, ma anche intessere rapporti con uffici diocesani e parrocchie, al fine di collaborare per affrontare localmente, in maniera efficace, problematiche diffuse vedi quelle sociali di attuale dibattito politico (leggi sul fine vita ed inizio vita, fenomeno del bullismo e cyberbullismo, i giovani ed il lavoro, la famiglia, ecc.). Da sottolineare anche la responsabilità sociale delle Aggregazioni, motivo di colaborazione strutturata quali il Forum delle Associazioni familiari, Scienza e vita, Retinopera, Toscana Impegno Comune, nate per la realizzazione in rete di progetti di comune interesse.
Ha preso poi la parola il Cardinale Betori ringraziando le aggregazioni quali “espressione del nostro essere Chiesa. Essere Comunione non in modo statico ma in itinere che va all’incontro con il mondo. Come dice Papa Francesco siamo in uscita insieme non in contrapposizione ma Chiesa come popolo di Dio, pastori e laici. Le aggregazioni laicali sono una forma che deve essere ripensata alla luce dell’esperienza della sinodalita, questo per correggere alcuni errori. Dobbiamo convergere in aggregarsi per formarsi per una testimonianza nella chiesa e nel mondo. Non deve mai mancare una formazione permanente. Riguardo le diversità importante il linguaggio ed è importante capirsi conoscersi per una migliore conoscenza che ci aiuta a superare le incomprensioni. Dobbiamo andare oltre la conoscenza e c’è necessità di reciprocità tra vescovi e aggregazioni e collaborazione tra aggregazioni. Trovare forme espressive comuni, il vescovo non deve essere solo a parlare, il laicato organizzato potrebbe essere di aiuto e sostegno”.
Al termine dell’incontro, la neoeletta segretaria generale, Sandra Cavallini, dopo aver ricordato Mario Macaluso con espressioni di stima e di ringraziamento per l’opera da lui svolta, ha sottolineato come l’incontro siastato sicuramente un momento forte di Chiesa per progettare un futuro da vivere all’insegna della sinodalità e nell’unità tra le diverse realtà: “adesso ci siamo ritrovati, laici e pastori della chiesa di Toscana, la prossima volta parliamo di cose da fare in comune” per concorrere alla funzione principe della Chiesa, cioè evengelizzare; concorrere a superare la separazione tra gerarchia e semplici battezzati attraverso la figura del popolo di Dio; attualizzare la forma aggreggata in una forma di sinodalità; individuare forme di presenza nelle parrocchie attraverso percorsi formativi, e forme di testimonianza nel mondo civile ed ecclesiale anche con diversità di linguaggi e carismi; individuare forme espressive unitarie a fianco dei pastori, costruire dunque forme concrete di collaborazione efficace e condivisa, perseguendo valori non negoziabili, alla sequela della Parola.