Commento al Vangelo

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.

Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.

Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

Una donna

«l’uomo solo senza la donna accanto — sia come mamma, come sorella, come sposa, come compagna di lavoro, come amica — non è immagine di Dio», ha detto Papa Francesco «Gesù “dignifica” la donna e la mette allo stesso livello dell’uomo, perché prende quella prima parola del Creatore: tutti e due sono “immagine e somiglianza di Dio”, tutti e due; non prima l’uomo e poi, un pochino più in basso, la donna; no, tutti e due» (15.06.18). Questa espressione del Papa pur riferendosi ad un’altra pagina evangelica esprime bene la “rivoluzione” nella relazione uomo-donna che Gesù consegna all’umanità di cui l’episodio di oggi è particolarmente significativo.

Scrive lo storico Giuseppe Flavio a proposito del popolo d’Israele: “La donna è inferiore all’uomo in tutto”. E riporta un atto rabbinico: “Non conversare troppo con la donna”. Rabbi Eliezer (I secolo d.C.), grande Maestro di Torah ha detto: “Meglio sarebbe bruciare tutte le parole della Legge piuttosto che darle in mano ad una donna”. Ancora oggi in molte culture è così.

I Vangeli raccontano di atteggiamenti di Gesù nei confronti delle donne davvero inusuali per l’epoca, proprio per questo particolarmente significativi. Non solo, mentre i discepoli uomini, compreso gli apostoli, spesso sono in difficoltà e perplessi di fronte all’insegnamento di Gesù, le donne intuiscono da subito che è la buona notizia è proprio la persona del Maestro.

Marta

Chiave di lettura di questo episodio è l’ospitalità offerta a Gesù da Marta che il vangelo specifica essere una donna, spinta da un afflato di gratuità e di libertà. È lei che prende l’iniziativa con generosa capacità. La scena, rispetto al testo immediatamente precedente è totalmente cambiata, i discepoli che accompagnavano Gesù si sono improvvisamente dileguati, prendono il loro posto le due sorelle padrone di casa [del fratello Lazzaro, di cui Gv 11, non si fa menzione]. Marta si affaccenda per rendere gradevole l’ospitalità, Maria, invece, si siede semplicemente ascoltando; l’atteggiamento per le consuetudini non è per nulla conveniente. Se vogliamo cercare un collegamento con l’episodio precedente Marta potrebbe rappresentare l’ansia del fare per ereditare la vita eterna del dottore della legge, mentre Maria descrive l’attenzione necessaria che si evince dalla risposta di Gesù: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?» (Lc 10,26). L’immagine che ne risulta è il ribaltamento delle convenzioni sociali dell’epoca: Gesù si lascia accogliere dalle donne, colloquia con loro, ammette una donna al suo insegnamento. Già Luca aveva accennato al gruppo di donne che li servivano con i loro beni (Lc 8,3).

In questo Gesù è stato certamente un rivoluzionario che ha innescato processi relazionali totalmente nuovi. È stato uomo in un modo non convenzionale sul piano culturale, come “giudeo”, come “rabbi”, come “messia”; è stata proprio la sua distonia voluta e mantenuta con caparbietà che lo ha condotto alla croce. La sua testimonianza ha attivato modi di essere che ancora oggi sono riconosciuti antropologicamente incredibilmente fecondi e attuali.

Tu ti affanni

L’intervento di Marta sembra un atteggiamento legato alla tradizione: la donna è legata alle faccende di casa e vorrebbe che Gesù ricordasse alla sorella il ruolo riservato alle donne dalla consuetudine. Marta al momento non vede la novità e preferisce la sicurezza che la tradizione offre.

Nel rimprovero, con un tocco di ironia, Gesù coglie due aspetti: le molte cose che procurano agitazione e affanno che si contrappongono a una cosa sola che invece è necessaria, le cose prendono il sopravvento sulle persone e le relazioni sono sacrificate dall’abbondanza di strutture, di regole, di convenzioni; e la parte migliore che Maria ha scelto (letteralmente è la porzione buona senza un termine di paragone). Maria pare aver scelto la liberazione che la porzione buona gli offre.  Alla agitazione tra le molte cose, sceglie una cosa sola, l’essenziale: la tranquilla mitezza, la pace del cuore; alla sicurezza delle regole e delle tradizioni consolidate sceglie l’incertezza e l’avventura della discepola del Signore.