Le comunità: droga, serve una nuova legge e un giro di vite

Una revisione della normativa sulle dipendenze patologiche da fare al più presto per affrontare in modo adeguato l’emergenza droga che sta distruggendo la vita a giovani e alle loro famiglie. La chiedono a gran voce al governo e al parlamento gli operatori del sistema dei servizi pubblici e del privato sociale che auspicano una rapida soluzione condivisa.

Ma anche il ministro degli Interni, Luciana Lamorgese, è intervenuta ieri sul fenomeno sempre più preoccupante dello spaccio e dell’uso di sostanze stupefacienti sottolineando la necessità di un “giro di vite”, con maggiori controlli sul territorio: «È necessario andare nelle zone più degradate – ha detto la titolare del Viminale – che richiedono interventi particolari, lo Stato deve essere presente nelle periferie». Lamorgese ha firmato per questo una direttiva alle prefetture affinché costituiscano specifici comitati con lo scopo di organizzare una presenza capillare delle forze dell’ordine anche nelle aree più a rischio. Nei prossimi giorni, dunque, ogni provincia dovrà dotarsi di un organismo con poteri di coordinamento e controllo sul territorio per combattere lo spaccio.

Ma la legge 309 del 1990 va riformata perché non più adeguata ai tempi e al contesto socio-economico di oggi: un compito che spetta alle istituzioni, d’intesa con le realtà sociali. Il possibile percorso da fare insieme, comunità terapeutiche, strutture pubbliche e legislatore, è stato presentato ieri dagli “attori sociali” del settore, al capo del Dipartimento politiche antidroga del Viminale, consigliere Maria Contento.

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