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Riecco la “minestra riscaldata”
E’ un ritornello ormai vecchio e usurato quello che fa risuonare la facile demagogia che spesso domina il dibattito politico nazionale: “Risolviamo i problemi di cassa dello Stato facendo pagare l’IMU alla Chiesa cattolica”.
E’ di questi giorni la notizia che un gruppo di parlamentari del Movimento 5 Stelle avrebbe preparato un emendamento alla prossima Legge di Bilancio nel quale far confluire un norma sul tema in grado, secondo i promotori, di far incassare 5 miliardi allo Stato.
Ritornello vecchio ma che torna utile per agganciare qualche facile consenso di chi immagina che far pagare l’IMU ad immobili che svolgono attività non commerciale sia utile a risolvere i problemi del debito pubblico italiano.
Partiamo dai freddi numeri: il debito pubblico italiano, quello che grava su ogni cittadino, ad Agosto 2019 ammontava a 2446 miliardi di euro, una cifra enorme che si fa fatica anche ad immaginare. E’ quella cifra che pesa come un macigno su qualsiasi tentativo di rilanciare l’economia italiana attraverso interventi pubblici; è quella cifra che puntualmente ogni anno costringe ogni governo, di qualsiasi colore, a varare manovre economiche piene di sacrifici e tagli per i cittadini italiani, senza peraltro riuscire mai a ridurla. Questo mostro che dovrebbe spaventare ogni italiano viene spesso sottovalutato dai politici italiani che, invece, sembrano guardare con più interesse ai conti degli enti no profit, in particolare a quelli che fanno riferimento alla Chiesa cattolica.
Secondo i promotori dell’ultima iniziativa di legge al riguardo la somma che lo Stato potrebbe recuperare con questa norma ammonta a ben 5 miliardi di euro (una briciola nel mare del debito pubblico…). Una cifra che, peraltro, non si comprende come venga calcolata visto che l’unica stima attendibile è quella fornita dal Ministero dell’Economia che ha quantificato l’ammontare di tutte le esenzioni Imu agli enti che hanno natura non commerciale (non solo quelli ecclesiali) in 100 milioni di euro.
Quello che ogni volta non si evidenzia è che godono di queste esenzioni non solo enti legati alla Chiesa cattolica, ma tutti gli enti no profit che svolgono attività non commerciale. Il fondamento di questa esenzione non è quindi un privilegio concesso alla Chiesa ma un sostegno necessario per quelle attività che, senza fine di lucro, hanno un ruolo sociale prezioso che integra l’intervento dello Stato in tanti ambiti. E’ quanto ha riconosciuto anche una recente sentenza della Corte di Giustizia Europea che ha giudicato la piena legittimità delle esenzioni in questione.
Chi pensa di punire la Chiesa forse non si rende conto che i primi ad essere penalizzati sarebbero tutti quei cittadini che utilizzano questi servizi altrimenti non garantiti dallo Stato.
Per questi motivi mi sembra particolarmente azzeccata la definizione che ha dato di questa proposta di legge monsignor Bregantini, il vescovo di Campobasso: “E’ una minestra riscaldata che torna e non è più buona”.