Pare parecchio Parigi

Bernardo, Giovanna e Ivana sono tre fratelli che non si vedono da anni. Quando il padre Arnaldo ha un malore scoprono che l’uomo non ha molto tempo da vivere. Nonostante i rapporti pessimi con il genitore, i tre decidono di regalargli un ultimo sogno: andare insieme a Parigi. Date le condizioni precarie dell’uomo, affittano un camper e percorrono continuamente lo stesso tragitto vicino casa, lasciandogli credere di essere in viaggio per la Francia…

Valutazione Pastorale

Per il popolare comico fiorentino Leonardo Pieraccioni, classe 1965, l’avventura come regista è iniziata trent’anni fa con “I Laureati” (1995), cui sono seguiti successi dirompenti al botteghino con “Il ciclone” (1996) e “Fuochi d’artificio” (1997). Nel corso di tre decenni, poi, una progressione di titoli fedeli alla vis comica dell’autore, sempre in bilico tra favola brillante e umorismo irriverente: tra i tanti “Ti amo in tutte le lingue del mondo” (2005) e “Un fantastico via vai” (2013). Ora Pieraccioni torna dietro alla macchina da presa per un copione dalle consuete leve comiche, ben radicato nell’umorismo toscano, ma con un inedito twist di malinconia: “Pare parecchio Parigi” (2024), racconto di respiro familiare che esplora il legame con la figura paterna e il rapporto tra fratelli. La storia. Bernardo, Giovanna e Ivana sono tre fratelli che non si vedono da anni. Quando il padre Arnaldo ha un malore scoprono che l’uomo non ha molto tempo da vivere. Nonostante i rapporti pessimi con il genitore, i tre decidono di regalargli un ultimo sogno: andare insieme a Parigi. Date le condizioni precarie dell’uomo, affittano un camper e percorrono continuamente lo stesso tragitto vicino casa, lasciandogli credere di essere in viaggio per la Francia… “A 29 anni – ha dichiarato Pieraccioni – ho scritto con Giovanni Veronesi il mio primo film ‘I Laureati’, su giovani e sogni. Verso i 40 anni mi sono concentrato sulle storie d’amore, sui 50 ho dato spazio alla ricerca della felicità ma anche al ruolo di genitore.

Ora sulla soglia dei 60 anni ho deciso di affrontare in maniera analitica la famiglia, i non detti”. Con “Pare parecchio Parigi” il regista esplora dunque la dimensione familiare e i rapporti sedimentati o, meglio, incrinati nel tempo: da un lato, troviamo un vecchio professore, che Nino Frassica rende con puntuale ironia e tenerezza, che sul crinale della vita prova ad affrontare gli irrisolti; dall’altro, tre fratelli con esistenze apparentemente serene, ma mancanti sempre di qualcosa, in primis di felicità. C’è Bernardo (Pieraccioni) che gestisce un maneggio senza troppo slancio, atteggiamento che si riverbera nel privato; Giovanna (Chiara Francini) che manifesta sicurezza e distacco, ma lascia intendere non poche insicurezze, evidenti anche dalle relazioni “mordi e fuggi” con giovani uomini; infine, Ivana (Giulia Bevilacqua), solare e trascinante a capo di una ditta edile, teatrante per hobby, che nasconde a tutti il suo orientamento sessuale. Insomma, una famiglia frammentata e claudicante che sembra trovare però l’occasione per guardarsi dentro, con verità, provando a riallacciare un dialogo sincero. Pieraccioni si misura con temi interessanti e importanti, che governa ovviamente alla sua maniera, con registro comico, tra note di dolcezza e malinconia. Buone e valide le premesse, l’incipit della storia, ma non del tutto solido risulta lo svolgimento che si depotenzia in sostanza e smalto per scelte narrative dispersive e condotte all’eccesso. Anche l’umorismo ne esce meno spigliato del solito. Pieraccioni comunque abita con convinzione il perimetro del suo cinema, non scontentando il pubblico di riferimento. Film consigliabile, problematico-brillante, per dibattiti.