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Linea… di pensiero. La tristezza dell’assenza
Questi di fine gennaio sono giorni tristi che fanno rabbrividere il cuore. Il Giorno della Memoria ferisce anche le anime più gelide! Pensare all’Olocausto e a quello che ha causato porta a interrogativi che fanno fatica a offrire risposte. Come ha potuto l’uomo arrivare a compiere genocidi di massa? Il male che penetra nella umanità e mette in lotta perfino i fratelli e le sorelle. Del resto anche le attuali guerre confermano quanto sia improbabile l’amicizia tra i popoli e quanto sia lungo il cammino della pace. E addirittura quanto troppi se ne stiano inermi: disinteressati e assuefatti perfino di vedere le atrocità che le guerre provocano! Parlano i morti trucidati, ma parlano ancora di più i volti dei vivi, specialmente dei bambini, “educati” con queste azioni ignobili, fin da piccoli, all’odio, alla violenza. “Al prevalere dell’ “homo hominus lupus” per dirla con Hobbes. A volte, e giustamente, viene da chiedersi “ma dove è Dio?” appellandosi a qualcosa di Oltre non trovando risposte nell’umano della ragione. Perché Dio non interviene a frenare queste atrocità? Ogni domanda che nasce in noi è sempre un qualcosa di importante, un segno di ricerca. “Vedi, io metto oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male….. Scegli la vita!”(Deuteronomio).
Ma nell’uomo si annida il male, quel male che può trovare rinascita, benedizione, solo nell’incontro con il bene. Quel bene che è presente nell’uomo coltivando l’amare di Dio, di un Sovrannaturale che è spiritualità, che è donarsi, spendersi per l’altro, rispettare l’altro nella sua unicità e diversità. Un Dio che richiama come un padre e una madre al bene, all’amore per l’altro sempre nella piena libertà di adesione (ama il prossimo tuo come te stesso!).Il problema non è dove è Dio ma dove è l’Uomo (che fa a meno di Dio!). Senza una permanente conversione (un cambio di verso, di rotta, di direzione) della mente e del cuore cadiamo nel baratro della onnipotenza, dell’egoismo, dell’indifferenza, del solipsismo.In questi giorni offriamo almeno ai bambini una carezza di bene per far comprendere loro l’importanza del ricordo. La carezza la prendo dal diario di Teresa, una giovane ‘anonima’ che non ha smesso di avere fiducia e speranza: “….provate ad apparecchiare la tavola con un posto in più e mettere un nome nel piatto vuoto. La bambina incuriosita chiederà perché la presenza di quel piatto! Oggi ricordiamo chi poteva essere a pranzo con noi e invece la guerra lo ha privato della vita! Non conosciamo il suo volto, proviamo ad immaginarlo! Sarebbe stato un nostro gradito ospite e anche un tuo amico e compagno di giochi: ecco quel nome troverà spazio nel nostro cuore!”.