L’estate: un buon momento per prendere Gesù in disparte

Un tempo per fare amicizia con Lui

di Diego Vanni

«Sedutosi poi sul monte degli Ulivi, i suoi discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero […]» (Mt 24,3). Troviamo queste parole all’inizio di quella sezione del Vangelo di Matteo intitolata “Discorso escatologico”. E l’espressione «in disparte» la troviamo anche in Mc 13,3. Siamo ormai in piena estate; alcuni di noi hanno più tempo libero (o perché sono in ferie o in ragione del fatto che l’attività lavorativa subisce una fisiologica flessione). Che occasione di grazia per prendersi cura delle cose dello spirito! Quale occasione migliore per prendere Gesù in disparte! Ricorreva pochi giorni fa (il 6 agosto) il 25° anniversario dell’emanazione, da parte dell’allora Congregazione per la Dottrina della Fede – presieduta dal Card. Ratzinger, futuro Benedetto XVI – di un importante documento, la Dichiarazione “Dominus Iesus” sull’unicità e l’universalità salvifica del nostro Signore Gesù Cristo e della Chiesa.

Il «mistero dell’incarnazione del Figlio» viene definito dal documento dottrinale vaticano come «evento di salvezza per tutta l’umanità». Non ce lo diciamo mai abbastanza! Gesù è la nostra salvezza; ci interpella alla salvezza, ci indica la via della salvezza – Lui stesso: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me» (Gv 14,6) – ma questa salvezza, a cui il Redentore ci chiama non opera in automatico; siamo chiamati a cooperare a questo mistero di salvezza, a sciogliere quel «cuore indurito» (Mc 6,52 / Mc 8,17) che fa resistenza all’azione dello Spirito Santo, che è Dio e che ci guida nel cammino di fede verso Gesù, che è Dio, affinché – come recita il sacerdote nella dossologia celebrazione eucaristica – possiamo, «per Cristo, con Cristo, in Cristo» rendere «a te Dio Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli».

In questo tempo di riposo, questo siamo chiamati a fare: a prendere Gesù in disparte e, attraverso l’intimo rapporto d’amore con Lui, entrare in quella circolarità d’amore che è il mistero trinitario, nel quale Dio Padre ama il Figlio e lo Spirito Santo; il Figlio ama il Padre e lo Spirito Santo e quest’ultimo ama il Padre ed il Figlio. Il Dio del Cristianesimo (se così possiamo dire) non è un Dio che rimane intangibile nel suo Cielo, ma è un Dio che si fa carne (come ci ricorda l’Evangelista Giovanni in quel capolavoro cristologico che il Prologo del suo Vangelo), che ha assunto un corpo come il nostro e che, una volta asceso al Cielo, ha voluto comunque rimanere accanto a noi nella tangibilità dell’Eucarestia.

Che questo tempo di riposo serva a tutti noi per vivere questa amicizia filiale con Lui! E che quest’ultima non rimanga per noi, ma al contrario che possiamo portarla in famiglia, per santificare la famiglia, cellula fondamentale ed insostituibile della società, che il Magistero della Santa Chiesa mai si stanca di difendere con tutte le proprie forze! Che l’amore di Cristo illumini i nostri cuori, le nostre famiglie ed il mondo intero.