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A passo d’uomo
Francia oggi. Pierre è uno scrittore famoso. Bloccato in un letto d’ospedale dopo una brutta caduta, fa una promessa: se potrà ancora camminare attraverserà la Francia a piedi.
Valutazione Pastorale
Il premio Oscar Jean Dujardin (“The Artist”, 2012) presta volto e corpo allo scrittore Sylvain Tesson per regalarci i suoi pensieri, raccolti nel libro “Sentieri neri” (Sellerio), che ha ispirato il film di Denis Imbert “A passo d’uomo”. La storia. Pierre è uno scrittore famoso. Bloccato per due mesi in un letto d’ospedale dopo una brutta caduta fa una promessa: se potrà ancora camminate attraverserà la Francia a piedi – dal parco del Mercantour, nel Sud Est, fino alle falesie del Jobourg nel Cotentin, all’estremo Ovest della Normandia, attraversando in diagonale l’intero Paese – per sentieri impervi e poco battuti. Un’idea “folle” che i medici gli sconsigliano, ma che lui testardamente porta avanti sperando che la fatica e il silenzio lo aiutino a riflettere, a ritrovarsi. Scopriremo, infatti, che la caduta che avrebbe potuto essergli fatale, non è frutto del caso ma di una bravata, un’imprudenza fatta in preda ai fumi dell’alcool. Quale uomo si cela dietro lo scrittore di successo? Per poter andare avanti Pierre deve tornare indietro e affrontare il suo passato, guardare dentro di sé e magari scoprire di non piacersi. È provato nello spirito e nel corpo, a volte preda di dolori lancinanti, ogni passo gli costa fatica, ma ogni nuovo incontro gli lascia qualcosa e lo cambia. Determinato, concentrato Pierre annota ogni giorno su un quaderno riflessioni, sensazioni, intuizioni…. Il regista Denis Imbert, con una sapiente contrapposizione tra passato e futuro, con continui flashback (scrittore di successo prima, poi malato costretto a letto e ancora impegnato in un faticoso e incerto percorso di recupero) e un ritmo sostenuto, ci immerge in paesaggi aspri e bellissimi (la fotografia di Magali Silvestre de Sacy è meravigliosa) e ci regala un film coinvolgente, intenso, saldamente retto da un interprete, Jean Dujardin, raffinato, convincente in ogni dettaglio, capace di rendere ogni sfumatura dell’animo di Pierre. “A passo d’uomo” è un invito a “viaggiare” dentro di noi per ripercorrere la nostra storia, provando a riconnetterci con la natura, a riprenderci il nostro tempo, i silenzi, le pause, i pensieri ed essere, così, finalmente pronti a incontrare gli altri. Film consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.