C’è ancora domani

Roma, maggio 1946. Delia è sposata con Ivano, un reduce delle due Guerre che ogni giorno le fa scontare il suo cattivo umore. Insieme hanno tre figli: Marcella, una giovane donna, e due preadolescenti. Delia fa numerosi sacrifici e lavori per non far mancare nulla in casa, ma riceve indietro solo ingratitudine e percosse. L’unica che si accorge dei suoi sforzi silenziosi è la figlia Marcella. In casa c’è fermento per il fidanzamento ufficiale di Marcella con Giulio, un borghese che potrebbe attivare finalmente l’ascensore sociale…

Valutazione Pastorale

Film d’apertura per la 18ª edizione della Festa del Cinema di Roma “C’è ancora domani”, esordio alla regia dell’attrice Paola Cortellesi, è un racconto di donne, per le donne, per la società tutta. Una fotografia storica, ma anche un’istantanea del nostro presente, un’opera che si posiziona a metà strada tra impegno civile, denuncia e proposta educativa. Prodotto da Wildside, Vision Distribution con Sky e Netflix, “C’è ancora domani” è scritto dalla stessa regista con Furio Andreotti e Giulia Calenda (insieme hanno firmato il copione di “Come un gatto in tangenziale”). Nel cast, oltre alla Cortellesi, Valerio Mastandrea, Emanuela Fanelli, Giorgio Colangeli, Romana Maggiora Vergano, Vinicio Marchioni e Francesco Centorame.

La storia. Roma, maggio 1946. Delia (Paola Cortellesi) è sposata con Ivano (Velerio Mastandrea), un reduce delle due Guerre che ogni giorno le fa scontare il suo cattivo umore. Insieme hanno tre figli: Marcella (Romana Maggiora Vergano), una giovane donna, e due preadolescenti. Delia fa numerosi sacrifici e lavori per non far mancare nulla in casa, ma riceve indietro solo ingratitudine e percosse. L’unica che si accorge dei suoi sforzi silenziosi è la figlia Marcella. In casa c’è fermento per il fidanzamento ufficiale di Marcella con Giulio (Francesco Centorame), un borghese che potrebbe attivare finalmente l’ascensore sociale… “Con ‘C’è ancora domani’ – dichiara Paola Cortellesi – ho voluto raccontare le imprese straordinarie delle tante donne qualunque che hanno costruito, ignare, il nostro paese. Delia è le nostre nonne e bisnonne. Chissà se abbiano mai intravisto un ‘domani’. Per Delia un domani c’è. È un lunedì, ed è l’ultimo giorno utile per cominciare a costruire una vita migliore”.

Girato con uno splendido bianco e nero, il film “C’è ancora domani” si muove su un binario neorealista, ricorrendo qua e là a suggestioni brillanti e raccordi musicali (con sequenze quasi da musical). Uno sguardo incisivo e acuto sulla società italiana nell’immediato dopoguerra, erosa da povertà, macerie (anche morali) e da un ingombrante maschilismo che non lasciava spazio alle donne, sia umili che borghesi. Con il personaggio di Delia la Cortellesi sembra recuperare quello di Antonietta interpretata da Sophia Loren in “Una giornata particolare” (1977): una donna schiacciata da un marito, da una famiglia, abituati a sottometterla, a trattarla come irrilevante o invisibile.

Il film di Scola era ambientato al tempo del fascismo, quello della Cortellesi sulle macerie, in un Paese in cerca di una nuova identità, ma la condizione della donna non sembra affatto diversa. A ben vedere, in “Una giornata particolare” Antonietta provava a cambiare ma poi rimaneva imbrigliata nella sua prigione domestica, la Delia di “C’è ancora domani” fa di tutto per garantire a se stessa e alla figlia Marcella – simbolo dell’Italia di domani, delle nuove generazioni – un orizzonte di possibilità e di libertà. “C’è ancora domani” è un esordio alla regia riuscito, splendido e commovente. Un’opera stratificata, dolente ma anche illuminata dalla leggerezza della risata. La Cortellesi rimane fedele ai suoi codici interpretativi di matrice sociale, al suo desiderio di raccontare figure di donne che rompono barriere e tabù. Il copione gira sicuro e agile, forte anche di personaggi e interpretazioni efficaci; a imprimere ulteriore pathos e compattezza le musiche di Lele Marchitelli e brani noti come “La sera dei miracoli” di Lucio Dalla e “A bocca chiusa” di Daniele Silvestri. “C’è ancora domani” è consigliabile, problematico, per dibattiti.