Cambiamenti demografici

La questione della natalità è – almeno a parole – al centro dell’agenda di governo. Ma quando l’avere figli è diventato un fatto pubblico? È solo una questione di grandeur demografica oppure da quanti bambini nascono ogni anno dipende anche la qualità della vita di quelli già nati e cresciuti? Insomma, qual è la relazione tra economia e natalità? La scienza economica ha studiato sin dal suo inizio il rapporto tra crescita economica e crescita demografica, cercando di comprendere come questi due aspetti siano correlati e come possano influenzarsi reciprocamente.

Thomas Malthus – professore di economia politica già alla fine del ’700 – è passato alla storia per la sua teoria di come le risorse agricole disponibili, che tendono a crescere linearmente nel tempo grazie al progresso tecnologico, non possano soddisfare le esigenze della crescita della popolazione che invece ha un andamento esponenziale, implicando quindi il sovvenire di periodiche carestie. La teoria malthusiana metteva in guardia sul pericolo di una crescita demografica incontrollata e suggeriva il controllo delle nascite come una soluzione per evitare il sovraffollamento e la povertà. Nel 1968, Paul R. Ehrlich, uno dei leader del Club di Roma, nel suo libro The Population Bomb riprese la teoria Malthusiana, mettendo l’accento sulla questione ecologica e sulla limitatezza delle risorse del pianeta e concludendo sulla necessità di adottare politiche di controllo delle nascite per prevenire una catastrofe ambientale e sociale. Queste teorie ebbero un’influenza enorme per l’affermazione di politiche di controllo delle nascite come avvenne in Cina con l’adozione della politica del figlio unico del 1979.

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