Nella stanza dei figli non entri l’ideologia

I beni relazionali sono il tesoro più prezioso di cui possa disporre una società. Quando questi beni vengono messi in pericolo da condizioni sociali sfavorevoli o, addirittura, da leggi ingiuste o inattuali, lo Stato ha il dovere di intervenire con sollecitudine. In Italia, tra tante norme che avrebbero bisogno di un tagliando, ce n’è una – sull’affido condiviso – che tocca da vicino il bene relazionale più prezioso, quello familiare. Anzi, quello della famiglia già ferita dalla disgregazione e che quindi dovrebbe disporre di un accompagnamento, anche legislativo, finalizzato a salvaguardare per quanto possibile l’impegno di cura e il valore educativo nei confronti dei figli.

Un bene relazionale che si riverbera immediatamente sul piano sociale e che, se trascurato, produce più danni e più sofferenze di una legge finanziaria mal combinata. Ne è la prova quello che sta capitando a Bibbiano, accompagnato da comprensibili clamori mediatici e purtroppo da odiose strumentalizzazioni politiche. Ma anche – e forse ancora di più – le tante situazioni che non fanno notizia eppure continuano a consumarsi in tante altre parti d’Italia nel silenzio e nell’indifferenza dei più. Pensiamo a migliaia e migliaia di genitori separati, stanchi e logorati da una conflittualità che consuma enormi carichi di energia spirituali e di risorse economiche, che produce rabbia e sfinimento, suscita i peggiori sentimenti, fa percepire un welfare impotente e uno Stato assente.

Al centro di queste contese infinite ci sono, in 99 casi su 100, figli minori.

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