Il seminatore uscì a seminare

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».Se la fede nasce dalla Parola di Dio e si nutre della Parola di Dio, il testo del Vangelo di questa domenica può aiutarci a comprendere che cosa significhi che essa, la fede, è un dono divino.Gesù parla in parabole, con un linguaggio semplice e tuttavia per alcuni incomprensibile. La prima parabola che il Vangelo di Matteo ci narra è quella del Divino seminatore. I diversi terreni elencati nel racconto descrivono i diversi modi di accogliere la Parola di Dio nella propria vita. Il seminatore, che è Cristo, semina ovunque il seme, anche in terreni assolutamente impensabili, come quello lungo la strada, sul terreno sassoso, sul terreno pieno di rovi, infine sul terreno fertile.Gesù va incontro ad ogni condizione di vita anche a quella che oggettivamente è ostile o fragile all’annuncio del Vangelo.Per noi che vorremmo un Dio giudice, capace di salvare i buoni e di estirpare il male, non è un gran ché comprensibile l’immagine del Seminatore che getta il suo seme con abbondanza dappertutto incurante dei terreni. Non toglie i sassi, non estirpa i rovi, solo getta il suo seme lasciandolo a se stesso e all’interazione col terreno. È incredibile come l’amore del Signore arrivi a rispettare le situazioni di ciascuno, anche quelle intrise di peccato, come lasci a ciascuno la responsabilità di se stesso e della propria crescita. Dobbiamo noi dissodare il terreno della nostra vita; è una nostra responsabilità.I vari terreni rappresentano coloro che rifiutano il messaggio evangelico, coloro che lo accolgono, ma poi si arrendono a motivo delle persecuzioni a causa della fede; coloro che dopo averlo accolto con entusiasmo, poi lo abbandonano, poiché si lasciano prendere dagli affanni della vita. Infine c’è anche il terreno buono che accoglie la Parola e porta frutto.Nel Vangelo noi vediamo Dio nella sua infinta libertà di diffondere la Parola ovunque, dall’altra, lo stesso brano, presenta la libertà dell’uomo nel suo atto di responsabilità; far crescere o meno il seme.