La storia di un nuovo beato

Dal martire Antonino, il soldato del terzo secolo che depose le armi per abbracciare il Vangelo portando il cristianesimo a Piacenza, fino a don Giuseppe Beotti, ucciso dai tedeschi il 20 luglio 1944 “in odium fidei”.

È stata scelta la festa del patrono della città e della diocesi per annunciare la data di beatificazione dell’ultimo martire piacentino riconosciuto dalla Chiesa, il sacerdote che aiutò tanti ebrei a mettersi in salvo e pagò col sangue la decisione di non abbandonare i suoi parrocchiani di Sidolo di Bardi nel pieno delle rappresaglie nazifasciste.

Sarà il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero vaticano delle cause dei santi, a presiedere la celebrazione il 30 settembre nella Cattedrale di Piacenza. È la seconda che la Chiesa-madre della diocesi di Piacenza-Bobbio ospita, dopo quella, nel 2018, di un’altra martire, suor Leonella Sgorbati, la missionaria della Consolata uccisa a Mogadiscio, in Somalia, pronunciando per tre volte la parola “perdono” prima di spirare. Anche don Beotti, di fronte al plotone d’esecuzione, a poche decine di metri dalla chiesa di Sidolo, morì facendosi il segno di croce, il breviario stretto nella mano sinistra. Quattro giorni prima, la domenica, dal pulpito aveva formulato questa preghiera: «Se mancasse ancora un sacrificio per far cessare questa guerra, Signore, prendi me!».

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