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Un lavoro “buono” per i giovani
È ormai fatto ampiamente riconosciuto che i tirocini siano un momento essenziale affinché i giovani, ma non necessariamente solo loro, acquisiscano esperienza prima di trovare un’occupazione possibilmente stabile e di qualità.
È, in particolare, sottolineato da diversi studi e ricerche come i tirocini possano certamente facilitare la transizione dall’istruzione, o dalla formazione professionale, al mercato del lavoro.
Per agevolare queste dinamiche virtuose è tuttavia, necessario, e fondamentale, creare le condizioni ottimali e predisporre gli incentivi più adeguati per consentire ai giovani di accedere a tirocini di alta qualità e che forniscano quindi, un’utile esperienza di apprendimento e di “lavoro” durante la quale sviluppare un insieme di competenze hard ma soprattutto “soft” e trasversali.
I tirocinanti, quale che sia la denominazione e la tipologia (ad esempio quelli della formazione professionale obbligatoria) dovrebbero avere poi il diritto ad una “retribuzione” seppur proporzionata e senza snaturare il carattere fondamentalmente formativo della misura.
In Europa é, quindi, emersa, negli ultimi anni,considerando che nell’Unione esistono tipologie diverse di questa politica, la necessità di individuare alcuni elementi comuni, e condivisi, di tirocinio da intendersi come un periodo di pratica lavorativa di durata limitata, con una componente di apprendimento e formazione, che una persona svolge per acquisire un’esperienza pratica e professionale finalizzata a migliorare la sua occupabilità e facilitare la transizione verso un’occupazione stabile.
Si é, ad esempio, condannato più volte, da parte delle istituzioni comunitarie, la pratica dei tirocini non retribuiti che é stata definita, sostanzialmente, una forma di sfruttamento dei giovani lavoratori e una violazione dei loro diritti.
In questo contesto, nei giorni scorsi, il Parlamento Europeo ha invitato la Commissione ad aggiornare il quadro normativo comunitario inserendovi alcuni ulteriori principi nell’ottica di valorizzare sempre più la qualità dei tirocini.
Si propone così un’adeguata compensazione da parte dei tirocinanti in linea con il costo della vita, l’accesso dei ragazzi a misure di protezione sociale e si sottolinea la necessità di promuovere il tirocinio anche per soggetti fragili provenienti da contesti più vulnerabili quali le persone con disabilità.
La speranza é che i principi, con il contributo di tutti, diventino, questa volta, fatti concreti.
Una nuova Europa, maggiormente attenta alle grandi questioni sociali quali quello di un lavoro “buono” per i giovani, si costruisce anche così.