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La direzione spirituale
Il rapporto tra colloquio psicologico e direzione spirituale e legata da una reciproca complementarietà. Il colloquio psicologico e la direzione spirituale, infatti, pur conservando la loro identità, si completano a vicenda.
Lo psicologo opera da psicologo mentre il direttore spirituale opera da direttore spirituale. Per lo psicologo come per il direttore spirituale l’importante deve essere la globalità della persona umana.
La persona umana e definibile come unità nella dualità tra corpo e anima. Il primato di tale unità e da individuarsi nello spirito, l’essere umano è aperto all’infinito, a Dio. Questa verità di fede è sottolineata dalla Sacra Scrittura che rivela l’uomo “Creato a immagine e somiglianza di Dio”. L’immagine infranta a causa del peccato è rinnovata in Cristo mediante lo Spirito.
La dimensione trinitaria è fondamentale nel cammino della direzione spirituale. L’iniziativa è del Padre, seguendo le orme di Cristo, con l’azione dello Spirito. Questo cammino spirituale si realizza nella Chiesa attraverso l’invito di Gesù: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro”.
La direzione spirituale è proposto a ogni credente che desidera camminare, e dunque, crescere nella perfezione cristiana. Il cammino spirituale ha lo scopo di cercare e scoprire sempre più la volontà di Dio, con l’aiuto di un fratello maggiore, il direttore spirituale.
La direzione spirituale non è comunque un semplice consiglio, né un bilancio di impegni, né tanto meno uno sfogo personale e neppure un modo per superare le difficoltà come avviene nel colloquio psicologico. La direzione spirituale è un dialogo nella fede, all’interno della Chiesa, tra due persone che cercano insieme di conoscere la volontà di Dio nel concreto della vita. L’autore principale, pertanto, non è il direttore spirituale ma lo Spirito Santo, difatti nella direzione spirituale si è sempre in tre: lo Spirito Santo, il direttore e il diretto.
In questo ministero il direttore spirituale deve possedere alcune caratteristiche specifiche quali il sano affetto, la comprensione dell’altro, la famigliarità con Dio attraverso la preghiera, la capacità di suggerire con semplicità ed efficacia e la fiducia di fronte alle difficoltà.
Il sano affetto consiste nell’amare l’altro nella gratuità e libertà cercando unicamente il suo bene, si esprime nell’accoglienza cordiale, pur non ponendosi sullo stesso piano. Si cerca di comprendere l’altro, penetrando a fondo la sua anima, infondendo la fiducia nel cercare la volontà di Dio per la sua vita. Durante la direzione spirituale il direttore può scoprire nel diretto alcune anomalie spirituali di natura psicologica che bloccano il cammino di crescita. In questo caso, il diretto può essere consigliato dal suo direttore spirituale di rivolgersi da uno psicologo.
Le malattie psichiche possono, infatti, influire e perfino bloccare l’esperienza autentica di Dio. E’ chiara la distinzione tra colloquio psicologico e direzione spirituale, ma è altrettanto evidente che entrambi devono integrarsi, per un servizio migliore all’uomo che cerca il Signore.
padre Maurizio De Sanctis