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L’appello del presidente dei vescovi italiani sul “fine vita”
di Francesco Ognibene
Una «posizione chiara», espressa «a nome della Chiesa italiana», in merito a «un tema che tocca i più diversi ambiti della vita individuale e associata». La esprime con un discorso ampio, preoccupato e quantomai esplicito il cardinale Gualtiero Bassetti nell’evento pubblico su «Eutanasia e suicidio assistito. Quale dignità della morte e del morire?» promosso a Roma presso l’auditorium della Cei nel pomeriggio di mercoledì 11 settembre dal tavolo Famiglia e Vita che presso la stessa Conferenza episcopale italiana riunisce l’Associazione Psicologi e Psichiatri cattolici, l’Associazione Medici Cattolici, il Forum delle Famiglie, il Forum sociosanitario, il Movimento per la Vita e l’Associazione Scienza e Vita, con l’adesione di 76 sigle associative del laicato cattolico nei più diversi ambiti, a pochi giorni ormai dall’annunciato pronunciamento della Corte Costituzionale sulla depenalizzazione – pur parziale e condizionata – del suicidio assistito con un probabile intervento sull’articolo 580 del Codice penale.
Nel suo discorso (qui il testo integrale), il presidente dei vescovi italiani anzitutto chiarisce che «l’eutanasia non va confusa con il rifiuto dell’accanimento terapeutico» e che piuttosto essa «viene a rassomigliare fortemente al cosiddetto “suicidio assistito”, nel quale è il malato stesso a darsi la morte, in seguito all’aiuto prestatogli, su sua richiesta, da parte del personale sanitario» che dunque, a sua volta, «differisce solo formalmente dall’eutanasia, poiché in entrambi i casi l’intenzione dell’atto e il suo effetto sono i medesimi, cioè la morte della persona». Anzitutto Bassetti esamina il paradosso culturale (continua a leggere https://www.avvenire.it/famiglia-e-vita/pagine/bassetti-legalizzare-il-suicidio-assistito-voragine-irreversibile)