L’intervista a mons. Claudio Giuliodori

I giovani e le Chiese d’Europa. Un dialogo da riallacciare e rilanciare. È la convinzione di monsignor Claudio Giuliodori, che fino a giovedì sarà a Praga per la tappa continentale del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità, in qualità di presidente della “Commissione Giovani” del Ccee, il Consiglio delle Conferenze Episcopali di Europa. L’assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica pone l’accento sulla necessità di intercettare la domanda di spiritualità che sale dalle nuove generazioni. Prendendo spunto dall’icona evangelica dei discepoli di Emmaus.

Monsignor Giuliodori, quale sarà il posto dei giovani in questa assemblea continentale?Il tema dei giovani è fortemente legato al cammino del Sinodo, perché l’innovazione che lo rende un’esperienza condivisa nasce proprio dalla precedente assemblea sinodale dedicata ai giovani. Perciò mi auguro che a Praga ci sia una particolare attenzione alla questione giovanile. Viviamo del resto un momento particolare. E come dice il documento “Allarga la tua tenda”, dall’anno di riflessione sinodale è emerso che dopo la pandemia e anche in questo contesto di tensione internazionale i giovani sono una delle categorie più segnate, manifestando smarrimento e in taluni casi situazioni di isolamento. Al n. 38 vengono citati come coloro che si sentono più trascurati e anche esclusi dalla stessa comunità ecclesiale.

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