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Povertà in Italia
Nel Belpaese dei 5,6 milioni di italiani in povertà assoluta, dei 6,3 milioni di dipendenti privati con salari erosi dall’inflazione, dei “lavoratori poveri” che superano il 13% della forza lavoro di riferimento, c’è chi invece se la spassa. A fine 2021 due italiani su dieci possedevano più dei due terzi della ricchezza nazionale. E allora appare inevitabile riformare l’unica misura strutturale di contrasto alla povertà, il Reddito di cittadinanza, che ha attenuato l’aumento della povertà; tassare gli extraprofitti e le rendite, combattere gli evasori, introdurre un salario minimo legale. Mentre a Davos in Svizzera si apre il World Economic Forum, fino al 20 gennaio, Oxfam pubblica il rapporto La disuguaglianza non conosce crisi, dedicando un focus specifico alla disuguaglianza in Italia. E proponendo le contromisure.
Dal capitolo Disugu-Italia dunque emerge che tra il 2020 e il 2021 è cresciuta la concentrazione della ricchezza in Italia: la quota detenuta dal 10% più ricco degli italiani (6 volte quanto posseduto dalla metà più povera della popolazione) è aumentata dell’1,3% su base annua a fronte di una sostanziale stabilità della quota del 20% più povero. La ricchezza nelle mani del 5% più ricco degli italiani (titolare del 41,7% della ricchezza nazionale netta) a fine 2021 era superiore a quella detenuta dall’80% più povero (il 31,4%). Non solo. I super-ricchi con patrimoni superiori ai 5 milioni (lo 0,134% degli italiani) erano titolari, a fine 2021, di una ricchezza equivalente a quella posseduta dal 60% degli italiani più poveri. Nonostante il calo del valore dei patrimoni finanziari dei miliardari italiani, dopo il picco del 2021, il valore delle fortune dei super-ricchi (14 in più rispetto alla fine del 2019) mostra ancora un incremento di quasi 13 miliardi (+8,8%), in termini reali, rispetto al periodo pre-pandemico.