Corridoi e integrazione, si cambia

Umanità, rigore e responsabilità sono le parole chiave. Anche se è stato uno degli ultimi punti affrontati nel suo discorso alla Camera, il tema migranti per il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è rimasto comunque un nodo cruciale. Il capo del nuovo governo giallorosso ha cercato di ammorbidire i toni, per cambiare marcia, pur ribadendo l’attenzione alle politiche securitarie (in particolare sui rimpatri) per non scoprire il fianco alle accuse della Lega. E lo ha fatto ripartendo dai rapporti con l’Unione Europea, quei rapporti che il precedente governo, sempre in tema di migranti, aveva sottovalutato.

I corridoi europei Conte riparte da lì, dall’Europa, per affrontare il tema caldo. L’idea è quella del progetto dei corridoi umanitari europei, replicare cioè quello che già sta facendo l’Italia allargando la platea dei Paesi accoglienti. «Non possiamo più prescindere da un’effettiva solidarietà tra gli Stati membri dell’Unione Europea – ha dichiarato il presidente del Consiglio –. Questa solidarietà finora è stata annunciata, ma non ancora realizzata. Ho rappresentato con convinzione questa nostra visione ai principali leader europei e continuerò a farlo nel governo che sta nascendo, nei rapporti con i Paesi partner e i nuovi vertici europei, da subito con iniziative concrete che devono farci uscire, tra l’altro, da gestioni emergenziali. Su questo le nostre strutture sono già al lavoro. Ma anche con azioni lucide e coerenti con il nostro approccio, come ad esempio l’istituzione di corridoi umanitari europei». Una via accolta con soddisfazione da chi già sta operando per garantire viaggi sicuri e solidali. «Bene Conte sul superamento della logica emergenziale e i corridoi umanitari – commenta la Comunità di Sant’Egidio –. Incentivare le vie d’ingresso regolare ha fatto giungere in Europa oltre 2.600 persone (di cui 2mila in Italia). I corridoi rappresentano il metodo più efficace per contrastare il racket dei trafficanti di persone ». «Noi siamo pronti» aggiunge Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope, programma rifugiati e migranti della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia. «È l’unica risposta alle morti in mare e alle violenze in Libia».

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