News
Vite che sono nostre
La Comunità di Sant’Egidio ha organizzato nell’auditorium del LEM un convegno sui problemi dovuti alla tossicodipendenza. I lavori sono stati aperti e moderati, a nome della stessa Comunità, da Sabatino Caso, che ha esordito dicendo di interpretare il desiderio di molti per capire di più e per non accettare di perdere tante giovani vite per colpa delle dipendenze, come è avvenuto per Denny, un giovane tossico che la Comunità di Sant’Egidio seguiva.
C’è un killer -ha continuato Caso- che si aggira nella nostra città e noi abbiamo l’esigenza morale di combattere questo killer, le droghe purtroppo sono visibili, ma se ne parla ancora poco. Livorno è il secondo porto in ordine ai sequestri di cocaina, ma questa droga non è solo di passaggio, si ferma anche nella nostra città. I dati relativi ai giovani compresi nella fascia di età tra i 15 e i 19 anni rivela che molti di loro sono utilizzatori della cannabis come una sostanza facilmente reperibile sul mercato. Il 16% di questi giovani assume psicofarmaci senza ricetta medica. Tutto questo aumenta nei consumatori la possibilità di incidenti stradali e di compiere violenze domestiche. Le domande che la Comunità di Sant’Egidio propone di affrontare sono due: cosa possiamo fare contro questo killer? Come prevenire e curare questo “male di vivere”?.
E’ stata quindi data la parola a Valerio Cellesi, responsabile del Sert di Volterra, che ha detto che non c’è una parola migliore di killer per definire la droga, e ora c’è la moda del Fentamil che sta sviluppando un mercato intorno alle sofferenze delle persone. Sono state proiettate numerose diapositive partendo dal papavero da oppio proveniente dall’Afghanistan, il più grosso produttore di eroina del mondo, e si possono capire le guerre che sono state combattute in questo paese! Le droghe hanno diversi effetti: stimolanti, deprimenti (sedativi), oppure possono condurre a stranezze come gli allucinogeni. Tabacco e alcool sono droghe legali, ma l’uso costante ne fanno delle droghe perfette. Per l’assuntore di droghe la tendenza è quella di aumentarne le dosi con effetti di dipendenza fisica e psichica. Perciò la guarigione è da considerarsi “rara”!
Anche i giovani con quoziente intellettuale sopra la media, spinti dalla curiosità, rientrano tra i fattori di rischio, insieme a quelli dell’aggressività, della disobbedienza congenita, dei piccoli reati. Ci sono però anche dei fattori protettivi e positivi che possono escludere nei giovani l’uso delle droghe: questo accade quando si vivono solide relazioni famigliari, quando prevale l’impegno sociale o religioso, o entrambi, quando ci sono modelli umani di riferimento, attraenti ed imitabili in senso positivo. Il dottor Cellesi ha terminato facendo una panoramica sulle nuove droghe, dalle amfetamine all’ecstasy, agli allucinogeni.
La parola è stata poi data alla dottoressa Roberta Cinelli, infettivologa dell’Ospedale di Livorno, che ha messo in risalto, anche qui con l’uso di diapositive, la devastazione che la droga può procurare sul fisico e sulla psiche. Drogati con patologia cronica da HIV (AIDS), possono avere conseguenze terribili portando alla cirrosi epatica e al tumore al fegato. Anche il tessuto cutaneo può essere colpito da infezioni batteriche fungine o da fascite necrotizzante che possono portare ad un intervento chirurgico e arrivare ad evoluzioni drammatiche con la perdita della vita. Perciò l’importanza di parlare di questi temi anche in famiglia è fondamentale perché “anche un solo sbaglio, commesso una sola volta, da un giovane, può far finire una vita!”.
L’intervento successivo è stato quello del dottor Carlo Mazerbo, già direttore di Casa circondariale, che ha passato molti anni al penitenziario di Gorgona. Ha iniziato dicendo che “i killer vanno disarmati!”. Il carcere è un osservatorio particolare e può essere lo specchio della società. Il sistema carcere non funziona e lo dimostra il fatto che la recidiva è enorme. Sulla tossicodipendenza non esiste una proposta credibile e come struttura non abbiamo le competenze necessarie, si pensi che il 50% dei detenuti è rappresentato dai tossici. Le droghe entrano nel carcere in tante maniere che è quasi impossibile controllare e anche dentro al carcere esiste un mercato dei medicinali “dove lo spacciatore convive insieme al tossico”. All’interno del carcere non ci sono attività specifiche che potrebbero essere di aiuto. Scuole, laboratori, teatro, talvolta si riescono a fare ma con molta fatica, è perciò necessario “trovare i modi per dare ai detenuti una gratificazione”.
Gli interventi sono terminati con quello di Luca Centini, insegnante della Scuola Media Borsi, che ha illustrato alcune situazioni di disagio che erano capitate ai suoi allievi, e ha messo in evidenza alcuni casi di giovanissimi che hanno avuto a che fare in modo traumatico con l’acquisto e lo spaccio della droga e come sia difficile renderli consapevoli dei rischi che la droga comporta.