A proposito di
A proposito della legge sul fine vita
Alcune considerazioni importanti da sottolineare
Nei giorni scorsi i vescovi toscani, riuniti a Livorno, hanno diffuso una nota a proposito del dibattito sulla proposta di legge regionale riguardante il cosiddetto “suicidio assistito” che presto verrà discussa in Consiglio regionale (leggi https://www.lasettimanalivorno.it/fine-vita-la-proposta-di-legge-regionale-metta-al-centro-la-persona/)
In seguito a queste indicazioni, gli onorevoli Ceccarelli e Sostegni (Pd) hanno risposto con un comunicato stampa, dicendosi disposti ad incontrare i vescovi per confrontarsi sul tema. “Con i nostri emendamenti – spiegano i due consiglieri – pensiamo di aver superato i rilievi di costituzionalità e di legittimità contenuti nell’originario testo cosiddetto “Coscioni”, e abbiamo trasformato il testo in una norma procedimentale e di attuazione delle sentenze della Corte costituzionale. Una norma di civiltà che rientra nell’ambito delle competenze legislative concorrenti delle Regioni, ma siamo disponibili al confronto, soprattutto se funzionale ad ulteriore miglioramento del testo di legge”.
A questo proposito però non resta che fare alcune considerazioni
1- La Consulta nei due ultimi pronunciamenti non ha stabilito in Italia un “diritto al suicidio”, ma ha solo esplicitato che chi aiuta una persona a farlo non è punibile ai sensi dell’art cpp 580: quindi non ha dato il via libera a questa pratica, ma afferma solo che se sussistono alcune condizioni, non è punibile chi aiuta.
2 – Ci si chiede se su questa materia si possa pronunciare la Regione o sia piuttosto materia dello Stato; la Regione porta in discussione la legge dicendo che non legifera sul merito (perché questo è materia dello Stato) ma sui modi e i tempi di esecuzione di quanto previsto dalla Consulta
3 – Quello che si vorrebbe introdurre è un cosiddetto extra LEA. Di solito un livello essenziale di assistenza (LEA) è stabilito a livello centrale, in alcuni casi la Regione può decidere di garantire ai cittadini altre cose non previste a livello statale. (tema della sostenibilità economica del servizio sanitario regionale per cui in verità oggi si fatica a mantenere i LEA)
4 – Sui criteri stabiliti dalla Corte già le ASL già operano con una commissione valutandone la sussistenza. I criteri sono: Persona affetta da una patologia irreversibile; fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili; tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli. Tali condizioni e le modalità di esecuzione sono verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale, previo parere del Comitato etico territorialmente competente
5 – La legge proposta invece vuole introdurre l’obbligo per i SSN di fornire i farmaci e gli operatori sanitari, cioè vuole farsene carico totalmente, ma non essendoci una vera legge dello Stato non si sa come sarebbe disciplinata per esempio l’obiezione di coscienza in questi casi per gli operatori sanitari, quale disciplina sanitaria dovrebbe farsi carico di questo, in quale luogo etc..
6 – La Consulta nella sentenza si premura di esprimere la preoccupazione che il ricorso al Suicidio Medico Assistito sia una scorciatoia per un Servizio Sanitario Nazionale che non riesce a garantire le cure necessarie (da sottolineare che i pazienti pur richiedendo di porre fine alle proprie sofferenze possono rifiutare le cure palliative che potrebbero almeno in parte se non del tutto lenire le sofferenze). T Testualmente: “In assenza di disciplina legale della prestazione dell’aiuto .. verrebbero a crearsi situazioni gravide di pericoli di abuso nei confronti di soggetti vulnerabili.. .. adottare opportune cautele affinché l’opzione suddetta non comporti il rischio di alcuna prematura rinuncia da parte delle strutture sanitarie ad offrire sempre al paziente concrete possibilità di accedere alle cure palliative..