cinema
Mufasa. Il re leone
Il film di Barry Jenkins

Africa, il leone Simba e la sua compagna Nala lasciano momentaneamente la loro cucciola Kiara in custodia dei fidati amici Timon, Pumbaa e Rafiki. La piccola scopre così le gesta di suo nonno Mufasa, fondatore della comunità di animali dove vivono. È Rafiki a raccontarle di come il piccolo Mufasa si ritrovò separato dal suo branco e finì per crescere come un orfano in una nuova famiglia di leoni insieme a Taka. Tra i due si stabilì un legame di amicizia fraterna…
Valutazione Pastorale della Commissione CEI
Una storia che brilla da trent’anni, dal 1994. O forse da quattro secoli, dal testo di William Shakespeare “Amleto”, cui l’animazione Disney si ricollega. “Il re leone” è un cartoon dei record, tra i primi dieci titoli ad aver incassato di più nella storia del cinema. Da lì sono nati svariati sequel, l’adattamento in chiave musical a Broadway dal 1997 e poi una nuova versione live-action. Su tale scia poggia il nuovo titolo “Mufasa. Il re leone”, live-action che si focalizza su uno dei personaggi più amati della saga, il capostipite Mufasa, padre di Simba. A dirigere il film il Premio Oscar Barry Jenkins (suoi “Moonlight” del 2016 e “Se la strada potesse parlare” del 2018). Doppiatori Luca Marinelli, Elodie, Alberto Boubakar Malanchino, Elisa, Marco Mengoni, Stefano Fresi ed Edoardo Leo.
La storia. Africa, il leone Simba e la sua compagna Nala lasciano momentaneamente la loro cucciola Kiara in custodia dei fidati amici Timon, Pumbaa e Rafiki. La piccola scopre così le gesta di suo nonno Mufasa, fondatore della comunità di animali dove vivono. È Rafiki a raccontarle di come il piccolo Mufasa si ritrovò separato dal suo branco e finì per crescere come un orfano in una nuova famiglia di leoni insieme a Taka. Tra i due si stabilì un legame di amicizia fraterna…
Due i perni del racconto. Anzitutto la dimensione estetico-visiva, così accurata, realistica e immersiva. Si fa esperienza della vita nei magici luoghi dell’Africa, dalle terre desertiche a quelle segnate da clima rigido, fino alle aree verdeggianti tra Kenya e Tanzania, seguendo il percorso formativo dei leoni Mufasa e Taka. L’aspetto grafico-tecnologico è, pertanto, un potente elemento di attrazione a livello spettatoriale, ma a funzionare è anche l’impianto narrativo, il copione. La storia, infatti, oscilla tra presente e passato, con giochi di flashback. Viene raccontata la vicenda del giovane Mufasa che perde genitori e certezze in tenera età, imparando a emergere nella vita della savana solo con le proprie forze e con l’amico fraterno Taka. Un legame tra i due profondo, ma non privo di fratture o fragilità, dovute a incertezze caratteriali e gelosie sottaciute. Con “Mufasa. Il re leone” la Disney mette in campo un racconto denso e stratificato, destinato a un pubblico vario e differenziato. Non adatto ai piccolissimi, perché la storia è segnata anche da perdite o momenti di lotta tra animali legati all’affermazione del più forte, ma nel complesso è un’opera ariosa e formativa direzionato a tutta la famiglia. Consigliabile, poetico, per dibattiti.