L’impennata delle bollette mette in ginocchio anche le parrocchie

L’aumento dei costi di energia elettrica e gas colpisce anche le parrocchie e le attività a queste collegate, con decine di sacerdoti che da nord a sud lamentano la difficoltà, se non l’impossibilità, a pagare bollette più che raddoppiate. Partiamo da Marina di Minturno, nella diocesi laziale di Gaeta, dove il giovane parroco don Maurizio Di Rienzo la butta lì, tra il serio e il faceto ma con forte propensione per la prima ipotesi: «Che dite, insieme alle 30 famiglie che la nostra Caritas aiuta, c’è spazio per la parrocchia stessa?», ha postato su Facebook con tanto di foto di bollette arrivate, per un totale di 1.513,52 euro tra gas e luce. E giù decine di commenti, da quelli spiritosi che si appellano all’uso di candele (ma non elettriche) per il riscaldamento a quello di un confratello che non osa neppure riportare la cifra da capogiro arrivatagli perché in chiesa ha un riscaldamento a pavimento, con il pavimento in marmo. «Il riferimento a chi adesso aiuta la parrocchia è voluto come paradosso – spiega don Di Rienzo – perché noi aiutiamo decine di famiglie, ma questi aumenti costituiscono una mazzata anche alla solidarietà ed è una cosa che riguarda tante parrocchie ma anche gli enti del Terzo Settore. L’altro paradosso è che io, come tanti altri parroci, anni fa ho fatto un grosso investimento per un impianto fotovoltaico e altre scelte green, ma di fatto non ci viene riconosciuto alcun tipo di sostegno».

Poco più in là, dal mare del Tirreno ai confini con l’Abruzzo, don Domenico Buffone dovrebbe essere contento perché dalle sue parti il gas si paga anche un po’ di meno, grazie ad una scontistica riservata alle zone di montagna, ma nonostante questo l’ultima bolletta è stata di 1500 euro rispetto ai 900 della precedente. «E meno male che i parrocchiani mi danno una mano: basta che in chiesa dico che c’è da pagare una bolletta e si danno da fare. Questa è una parrocchia piccola, siamo 491 per l’esattezza, ma la chiesa bisogna pur riscaldarla e accendere le luci. Così come bisogna continuare a dare una mano a chi non ce la fa: ho diversi anziani con il minimo della pensione e le bollette le paga la parrocchia, ma se andiamo avanti con questi aumenti bisognerà rifare tutti i conti», conclude don Domenico mentre sale in auto (‘vado a Gpl ma l’ultimo pieno mi è costato quasi il doppio’) per andare a trovare alcune famiglie della sua parrocchia di San Vincenzo Valle Roveto, provincia dell’Aquila e diocesi di Sora-Cassino.

Don Mauro Gazzelli parroco a Cessalto in provincia di Treviso, ha fatto i conti al centesimo, ha abbassato di qualche grado la temperatura nella scuola dell’infanzia e la bolletta di febbraio, rispetto a quella di gennaio, è un po’ scesa. Ma parliamo sempre del 43% in più rispetto al periodo precedente «e di più non possiamo fare, perché abbiamo bambini piccoli e non possiamo tenerli al freddo» precisa, aggiungendo che la sua scuola paritaria è l’unica nel paese di 4.000 abitanti, con 90 alunni e grossi sacrifici per non aumentare le rette negli ultimi 8 anni. Don Mauro ha deciso di spegnere il riscaldamento durante le Messe feriali («metto un giubbotto sotto il camice») nelle tre chiese del Paese «e meno male che già 5 anni fa abbiamo dotato l’oratorio di luci Led e sostituito i vecchi fari, altrimenti non so come avremmo fatto». Dall’altra parte del Piave, che delimita il passaggio dalla diocesi di Vittorio Veneto a quella di Treviso, anche don Gerardo Giacometti, parroco a Godega, le bollette le ha postate sui social, invitando i fedeli «a presentarsi in chiesa con i cappotti».

Diverse parrocchie si stanno altresì organizzando, raccogliendo l’invito lanciato nel corso dell’ultima Settimana sociale di Taranto, dando vita a delle comunità energetiche come ha avuto modo di illustrare proprio in quell’occasione l’arcivescovo della città pugliese Filippo Santoro: «Se in ciascuna delle 25610 parrocchie italiane si costituisse almeno una comunità energetica che produce al livello massimo possibile di 200 chilowatt (o facesse nascere più comunità che arrivano a quella produzione di energia) avremmo dato il nostro contributo con 5,2 gigawatt di nuova produzione da fonti rinnovabili».