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Una riflessione sui reati e sulla tutela delle vittime
Aumentano le truffe agli anziani. Ormai sono diventate un reato a sé, diverso dalle altre truffe. E infatti pochi giorni fa chi lo ha commesso s’è meritato una pena diversa dalle pene per le altre truffe, addirittura raddoppiata. Finora era trattato penalmente come la truffa generica, ed era punito con una breve carcerazione e una piccola multa. Adesso costituisce una particolare forma di circonvenzione d’incapace – la circonvenzione di anziani – e vede raddoppiata la carcerazione minima, da un anno a due, e la pena pecuniaria, da 50-1.000 euro a 500-2.000 euro. È giusto? Sì. Ci voleva? Sì. È sufficiente? No.
Serve scrivere queste cose, lanciare l’allarme, mettere in guardia gli anziani, ammonire i truffatori? Credevo di sì. Scrivevo per questo su giornali locali, quelli che si definiscono del territorio. Ero convinto di raggiungere i vecchi, informarli, spaventarli, in modo tale che non si sarebbero lasciati ingannare e derubare. Invece vedo, con disperazione, che proprio nella zona dove un mio articolo era entrato casa per casa, sabato scorso veniva resa nota una retata che aveva arrestato tre pregiudicati colpevoli di essersi travestiti da operatori dell’Inps e da medici per entrare nelle case di anziani soli e, fingendo di dar loro informazioni per un aumento della pensione, passare a depredarli stanza per stanza. Lo han fatto nella Bassa Veronese, aperta campagna, lavoro accanito, risparmio meticoloso, famiglie unite, anziani solitari. I truffatori sono anch’essi della zona, li guardo in fotografia e mi pare di riconoscerli, evidentemente è la ‘razza’ dei paesi e delle piccole città.
Ho appena scritto su un loro giornale, il giornale che loro trovano al bar, sull’odiosità del loro reato, un reato che li rende simili alle iene. Cosa fanno le iene? Girano in cerca di animali morti o moribondi per mangiarli con calma, senza lottare, senza inseguire, senza correre. Cosa fanno i truffatori di anziani? Girano per i paesi e le periferie in cerca di anziani soli, non autosufficienti, costretti sul divano o sulla sedia a rotelle, per rubare quel che hanno in casa, soldi, collane, ricordi. Se sono vecchi, bene. Se sono non-autosufficienti, e perciò sulla carrozzella, meglio, il colpo sarà più sicuro. Se sono poco svegli di cervello, meglio ancora, perché intanto dicono tutto, dove sono i gioielli, e poi non ricordano niente. Prede perfette. Ma non ho io appena scritto, tre giorni fa, che così fan le iene? Non gli ho detto che applicano una morale non umana ma animale? E allora, perché lo fanno? Non mi hanno letto?
Mi hanno letto, ma il mio messaggio, passando da me a loro, cambia di significato. Io gli dico ‘non siete uomini’, loro intendono ‘siamo più che uomini, siamo superuomini, siamo padroni di tutte le case’. Io gli dico ‘suscitate disprezzo’, loro intendono ‘suscitiamo paura’. Io gli dico ‘siete meschini’, loro intendono ‘siamo grandi’.
Le iene sono stupide. Nel racconto di Hemingway arrivano ad annusare il sangue fin sulla soglia della tenda dell’esploratore ferito. Chiunque potrebbe sparargli. L’odore del sangue le istupidisce. Qui, nella Bassa Veronese, parcheggiano la propria auto, a loro intestata, a pochi metri dalla casa dove vanno a fare il colpo. Chiunque potrebbe leggere la targa. E così va, infatti. Li han presi.
Applicheranno anche a loro la legge appena rivista? Spero proprio di sì. Ci sono anziani che, dopo che sono stati derubati, si lasciano morire per la vergogna. Dobbiamo proteggerli.
Ferdinando Camon