La stanza accanto

Il film di Pedro Almodovar

New York, oggi. Martha è una ex corrispondente di guerra che sta affrontando un tumore senza margini di cura. Una sua amica di vecchia data, Ingrid, scoperta la condizione della donna, inizia ad andarla a trovare con regolarità. Martha, che avverte un ingombrante senso di solitudine, chiede a Ingrid di starle vicino nel suo ultimo “viaggio”: incapace di accettare il disfacimento del proprio corpo, di veder sbiadire la propria autonomia e dignità, ha deciso di porre fine alla sua esistenza ingerendo una pillola comprata nel “Dark Web”. Chiede allora all’amica, perplessa e refrattaria, di seguirla in una casa per le vacanze fuori città, proponendole di occupare la stanza accanto alla propria. Martha non vuole andar via da sola…

Valutazione Pastorale della Commissione CEI

Nel 2019 la Mostra del Cinema della Biennale di Venezia lo ha onorato con il Leone d’oro alla carriera. A distanza di cinque anni il regista spagnolo Pedro Almodóvar si è ripresentato in gara all’81a Mostra del Cinema con il suo primo film girato negli Stati Uniti, vincendo il Leone d’oro. È “La stanza accanto” (“The Room Next Door”), opera di cui firma anche la sceneggiatura, prendendo le mosse dal romanzo “Attraverso la vita” (Garzanti) di Sigrid Nunez. Il regista spagnolo si è affidato a due attrici Premio Oscar: Tilda Swinton e Julianne Moore. Nel cast anche John Turturro e Alessandro Nivola.
La storia. New York, oggi. Martha è una ex corrispondente di guerra che sta affrontando un tumore senza margini di cura. Una sua amica di vecchia data, Ingrid, scoperta la condizione della donna, inizia ad andarla a trovare con regolarità. Martha, che avverte un ingombrante senso di solitudine, chiede a Ingrid di starle vicino nel suo ultimo “viaggio”: incapace di accettare il disfacimento del proprio corpo, di veder sbiadire la propria autonomia e dignità, ha deciso di porre fine alla sua esistenza ingerendo una pillola comprata nel “Dark Web”. Chiede allora all’amica, perplessa e refrattaria, di seguirla in una casa per le vacanze fuori città, proponendole di occupare la stanza accanto alla propria. Martha non vuole andar via da sola…
L’opera di Almodóvar si configura seducente e sfidante. È seducente per la componente formale, perché il regista è un maestro della messa in scena, capace di cesellare inquadrature ricercate ed eleganti, giocate su una brillantezza cromatica. L’autore sa come incantare con la macchina da presa. “La stanza accanto” ammalia al primo sguardo anche perché a occupare la scena, a dare volto e anima ai personaggi di Martha e Ingrid, sono due attrici maiuscole, Tilda Swinton e Julianne Moore, entrambe di rara bravura, che regalano ogni volta performance lontane dal già visto o banale. Loro danno spessore, dolenza e sentimento alle parole scritte da Almodóvar, ai dialoghi intensi e struggenti, giocati sui territori dell’amicizia, della cultura, della vita e della morte.
L’elemento sfidante del film, nonché scivoloso e problematico, risiede invece nel cuore del racconto: il copione riflette sulla malattia terminale e il desiderio di gestire la propria morte, attraverso la pratica dell’eutanasia. Di per sé Almodóvar, attraverso il dialogo tra le due amiche, prova a fornire due diversi punti di vista sul tema, tra chi ribadisce il desiderio di determinare la propria morte (Martha), e chi invece vorrebbe lasciare tempo alla vita, cogliendone ciò che resta (Ingrid). A ben vedere, però, l’impostazione del film si avvita in una tesi dove a prevalere è la forza argomentativa di Martha al punto da non lasciare spazio ad altro. E se il personaggio di Ingrid prova a offrire uno sguardo diverso sulla scelta dell’amica, senza però negarle prossimità e tenerezza, a rimanere appiattito in una macchietta sterile è il poliziotto interpretato da Alessandro Nivola. La sceneggiatura gli disegna un perimetro chiuso in se stesso; il confine è rappresentato dalla legge in materia e dai propri convincimenti morali e religiosi. Non c’è spazio per la prossimità né per la comprensione della fragilità. La sua argomentazione è liquidata in maniera sbrigativa e grossolana, etichettata come fanatica ed estremista, esaurendo così il possibile “contraddittorio” in maniera superficiale.
C’è però un altro aspetto da rilevare, che non poco commuove: Martha non vuole affrontare quell’ultimo viaggio da sola; è spaventata dall’idea di lasciarsi andar via senza nessuno accanto. Così chiede all’amica di vecchia data di farle compagnia, andando a occupare proprio “la stanza accanto” alla sua. Lì emerge il profilo di un’umanità fragile, che si rivela bisognosa di calore e prossimità. È il ritratto dell’umanità contemporanea, così apparentemente solida ma in fondo bisognosa di ascolto, di tenerezza. In generale, si deve riconoscere a Pedro Almodóvar di saper maneggiare il linguaggio del cinema con maestria, portando sempre il proprio punto di vista, che però non può essere del tutto condiviso. Complesso, problematico, per dibattiti.