Porto, logistica, lavoro

L'incontro organizzato da Il Centro e Fidapa

“Porto, logistica, lavoro – Quali orizzonti per Livorno?”, è stato questo il tema, proposto dal Circolo culturale “Il Centro” e dall’Associazione femminile FIDAPA, che si è svolto nell’accogliente salone della Banca di Credito Cooperativo. L’incontro è stato aperto dalla Presidente della FIDAPA, Patrizia Fedi Bonciani che ha fatto intervenire anche Pinella Bombaci, già esponente a livello europeo dell’associazione, e da Fabio Del Nista, presidente del “Centro”.

Del Nista ha assunto l’incarico di moderatore dell’incontro e lo ha animato con considerazioni e richieste di spiegazioni ai relatori durante le loro esposizioni. Ha subito sottolineato -in merito alla realizzazione della Darsena Europa- che “le acque sono agitate, per cui è necessario trovare in noi energie in termini positivi, in quanto ci troviamo in ritardo sui tempi che erano stati programmati”.

In una congerie di relatori tutta al femminile, ha preso la parola Mario Bartoli, Presidente dell’associazione Confetra di Firenze, che ha evidenziato l’importanza del settore trasporti, e che la rete dei “corridoi europei” sono indispensabili per l’economia toscana. L’asse viario è fondamentale e va potenziato nella dinamica Livorno-Firenze-Toscana-Nord Europa. Si tratta quindi di potenziare la linea Porto-Interporto-autostrada, compresa naturalmente la Fi-Pi-Li. “E’ il momento del fare e di capitalizzare tutte le possibilità”.

Gloria Dari, Consigliera Nazionale della Federazione Nazionale Spedizionieri, ha spiegato la catena logistica che percorrono le merci, dove la ricchezza generata dalle attività della filiera è di fondamentale importanza per il lavoro della nostra città, in cui necessita “incrementare le attività del settore manufatturiero”. Da considerare che “non esiste industria senza logistica, non esiste logistica senza industria”. I porti sono “il nesso delle catene logistiche”, per questo esiste anche un codice L. P. I. (Logistich Performance Index) a cui fa riferimento la Banca Mondiale. Scendendo nel concreto “oggi Livorno ha molto da recuperare”, infatti si colloca dopo Genova e La Spezia. Il nostro comparto vive di reazioni “a crisi imprevedibili”, infatti il contesto internazionale crea “un impatto sui porti” che ha prodotto una flessione dei traffici livornesi (tra i molti fattori la crisi del Mar Rosso). La Dari ha sottolineato che “l’intermodalità” costituisce un asse strategico, insieme all’importanza dei collegamenti ferroviari e agli interporti connessi tra loro. Cosa si richiede? L’allargamento del canale di accesso al porto, la resecazione della Banchina Tripoli, i collegamenti ferroviari. In questo modo Livorno potrebbe essere in grado di competere e di attrarre mercati in competizione con la stessa Genova. Si potrebbero anche attirare i traffici delle Regioni limitrofe alla nostra con una opportuna azione verso gli armatori. Per quanto riguarda i benefici verso i porti, a livello nazionale esiste una Zona Logistica Semplificata, che privilegiava il Sud e che ora è stata estesa al Centro-Sud, si può quindi istituire una “ZLS della Toscana” con un rifinanziamento delle risorse che la renderebbero quanto mai appetibile. Nuovi insediamenti produttivi -ha concluso- avrebbero ricadute positive su tutto il territorio.

Monica Bellandi, Presidente dell’Interporto Vespucci, ha evidenziato che “la nostra forza è fare squadra e essere flessibili. L’insieme di investimenti locali, capitale umano e strutture, costituisce una entità importante nel panorama internazionale, dato che abbiamo “la reputazione di essere un porto accogliente”, con la percezione che “l’interesse del singolo può fare l’interesse di tutti”, Perciò i così detti “raccordi” devono avere i finanziamenti necessari in quanto sono utili alla Regione ma anche all’intera Italia. I raccordi ferroviari pongono anche “una attenzione all’ambiente” perché il ferro inquina meno della gomma ed è utile alla qualità della vita.

Simonetta Bagnoli, rappresentante dei lavoratori del settore trasporti, ha messo in evidenza che non in tutti o porti si lavora allo stesso modo. Esistono infatti lavoratori terminalisti, a chiamata, a impresa di servizi. Sia su i lavoratori che sui mezzi si agisce secondo l’attuazione del Piano Industriale in vigore. Ha aggiunto che nel corso del tempo il lavoro è cambiato, la forza lavoro viene impiegata secondo la merce dell’armatore, merce che viene sempre imbarcata e sbancata in poco tempo per cui è necessario “riorganizzare gli strumenti che ci sono adesso”. E’ quindi importante organizzare “un tavolo” per stabilire anche quello che possa essere “l’organico necessario” per la conduzione del porto. Da sottolineare il fatto che per ora non ci sono stati “esuberi”. C’è però il bisogno di una comunità “coesa” tra parti sociali e istituzioni. E’ auspicabile anche una “formazione continua” per i lavoratori.

Barbara Bonciani, vice presidente della Rete associativa per la collaborazione porto e città dell’Università di Pisa, ha messo in risalto la necessità di avvicinare le nuove generazioni per rendere il porto più attrattivo per il loro futuro. Ha stigmatizzato la carenza di infrastrutture e che la riforma Del Rio è stata disattesa. E’ perciò necessario un cambio di mentalità che metta a sistema il mondo della conoscenza. Ha terminato auspicando “la coesione della comunità contro gli interessi particolari” perché se non si fa comunità “si è destinati a perdere”.