La riforma della giustizia

L'incontro a cura dell'Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti

A cura dell’ANPPIA, nel Museo di Storia Naturale di Via Roma, si è tenuto un incontro sul tema: “La riforma della giustizia” nella prospettiva di un probabile Referendum istituzionale.

Il Presidente dell’Associazione, Renzo Bacci, ha ricordato che l’incontro si inquadrava nell’impegno di contestare chi cercava di ridisegnare i poteri dello Stato in senso autoritario. E’ intervenuto per primo il già Procuratore di Livorno, Massimo Mannucci, che ha detto che l’argomento prendeva in esame la Magistratura Ordinaria nella sua divisione tra Magistratura giudiziaria e Magistratura inquirente con il suo organo di autogoverno. Ciò che avviene negli Stati Uniti -ha detto- con il Governo che ha il suo vertice il Presidente Trump, “non è un modello di cultura giuridica a cui ispirarsi”. Si tratta di un Pubblico Ministero autoreferenziale, non aperto alla dialettica giurisdizionale che non giova ai cittadini, dovrebbe invece essere un organo imparziale, cioè non di parte, che non va alla ricerca di una condanna prefissata, ma che decide con serenità.                                                                     

Su questa falsa riga è intervenuto il Magistrato Armando Spataro che ha spiegato come il Referendum sulla riforma è richiesto  per scongiurare un pericolo che si palesa nei confronti dei cittadini e per mettere in primo piano l’interesse dell’intera comunità e non di una sola parte di essa.

Il prof. Spataro, a questo proposito, ha detto che il libro di cui è coautore , insieme a due altri giuristi di fama nazionale, come Zagrebelshy e Pollate, è già essenziale nel titolo: “Loro dicono, noi diciamo”. Lo scopo è appunto quello si spiegare ai cittadini i problemi che sono sul tappeto perché “la non conoscenza giova a chi ha la maggioranza nel Governo”, si tratta di posizioni opposte per cui “è difficile arrivare ad un punto di convergenza”. Spataro ha continuato dicendo che “da almeno trent’anni è in atto una discussione su questo argomento, cioè quello della divisione delle carriere, se fare il Giudice o il Pubblico Ministero. Ma non è vero -ha chiarito- che la divisione delle carriere renderebbe più veloce la giustizia come si vuol far credere. Comunque questa situazione, nel corso degli anni ha condotto “ad una bulimia legislativa”. Il Magistrato si poi dichiarato contrario ad alcuni articoli della riforma come la proposta di “abolizione  del reato di abuso  di ufficio e quella dell’interrogatorio preventivo. E’ anche assurdo -ha aggiunto- limitare a 45 giorni il massimo per le intercettazioni telefoniche. Ed è falso dire che per questo servizio di intercettazione  si spenda di più rispetto ad altri paesi!. La nuova proposta governativa mette in forse anche l’interpretazione della Legge, ma “per applicare correttamente una Legge bisogna interpretarla”, il Magistrato “deve parlare”. E’ anche un impostura dire che “la riforma è dovuta” perché era prevista nel programma di Governo. Così come non esiste il partito dei giudici p il partito dei Pubblici  Ministeri. Spataro ha quindi messo in rilievo che è “un falso storico” dire che Giovanni   Falcone era favorevole alla divisione delle carriere. Ha terminato dicendo che possono esistere “tensioni” tra potere politico e potere giuridico, ma se non esistessero tali tensioni, nessuno potrebbe vivere, bisogna comunque evitare di drammatizzare, il bene non sta sempre tutto da una parte.