A proposito di
Omicidi e femminicidi: un bollettino di guerra
Continua la lettura dei fatti violenti di cronaca
di Prof. Franco Nocchi, docente universitario di Psicologia, Criminologo, Sociologo
seconda parte (leggi la prima parte su https://www.lasettimanalivorno.it/omicidi-e-femminicidi-un-bollettino-di-guerra/)
DISTURBO BORDER LINE DI PERSONALITA’
Nel precedente articolo avevo messo in evidenza che secondo il DSM ( il “Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali”), il Disturbo Borderline di Personalità (DBP) è uno delle 5 (cinque) tipologie di disturbi mentali che risultano essere maggiormente correlate alla violenza grave e all’omicidio.
Il DSM colloca il Disturbo Borderline di Personalità all’interno del cluster B dei disturbi di personalità, cluster noto come “drammatico-imprevedibile”, e lo definisce come “…una modalità pervasiva di instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e dell’umore, e una marcata impulsività, comparse nella prima età adulta e presenti in vari contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi”:
1) sforzi disperati di evitare un reale o immaginario abbandono (nota: non includere i comportamenti suicidari o automutilanti considerati nel criterio 5).
2) un quadro di relazioni interpersonali instabili e intense, caratterizzate dall’alternanza continua tra gli estremi di iperidealizzazione e svalutazione.
3) alterazione dell’identità: immagine di sé e percezione di sé marcatamente e persistentemente instabili.
4) impulsività in almeno due aree che sono potenzialmente dannose per il soggetto come ad esempio spendere eccessivamente, promiscuità sessuale, abuso di sostanze, guida spericolata, abbuffate, ecc. (escludere i comportamenti indicati nel criterio 5).
5) ricorrenti minacce, gesti, comportamenti suicidari, o comportamento automutilante.
6) instabilità affettiva dovuta ad una marcata reattività dell’umore (per es., episodica intensa disforia, irritabilità o ansia, che di solito durano poche ore, e soltanto raramente più di pochi giorni). 7) sentimenti cronici di vuoto.
8) rabbia immotivata e intensa o difficoltà a controllare la rabbia (per es., frequenti accessi di ira o rabbia costante, ricorrenti scontri fisici).
9) ideazione paranoide, o gravi sintomi dissociativi transitori.
Caratteristiche sintomatologiche del DBP
Ciò che emerge come caratteristica fondamentale dei pazienti borderline è una paura eccessiva o immotivata di essere abbandonati; essi compiono sforzi disperati per evitare un reale o immaginario abbandono e la percezione di una separazione imminente, vissuta come rifiuto, può portarli ad una profonda alterazione dell’autostima, dell’umore, della cognitività e del comportamento.
Di solito, si legano rapidamente e molto intensamente a partner o amici potenziali, tendendo ad idealizzare la relazione, per poi svalutarla in pochissimo tempo, se non si sentono abbastanza accuditi. Spesso creano quindi legami di relazione disfunzionale, connotate da una forte instabilità ed intensità, dove l’altro è vissuto alternativamente come supporto benefico o come crudelmente punitivo. Una volta instaurato un rapporto significativo infatti, queste personalità, al solo accenno della possibilità di essere abbandonati, mettono in atto condotte impulsive che coinvolgono almeno due aree potenzialmente dannose per il soggetto, quali: lo spendere, il sesso, la guida spericolata, l’abuso di sostanze e le abbuffate, e che possono includere comportamenti automutilanti (come tagliarsi o bruciarsi) o suicidari (entrambi descritti separatamente nel criterio 5).
Attraverso questi atteggiamenti ricattatori, il soggetto borderline dimostra l’assoluta necessità di manipolare l’ambiente e gli altri, nel tentativo di assicurarsi la presenza di un sostegno emotivo, che se non presente, fa loro sperimentare un sentimento cronico di vuoto che li terrorizza e perciò li fa diventare furiosi.
E’ sempre il DBP che “spinge” la persona a diventare “stalker” dell’ex partner; se, per l’appunto, è l’ex partner ad essere la vittima principale dello stalking, possono venire o sentirsi colpiti anche parti terze (come il nuovo partner o membri della famiglia della vittima): la motivazione alla base del comportamento dello stalker può essere sia il tentativo di re-instaurare il legame che il desiderio di vendetta a seguito del rifiuto della vittima.
Essenzialmente, il paziente borderline presenta una marcata alterazione dell’immagine che ha di sé stesso, alterazione che va a influire sulla sua valutazione di giudizio così come sull’umore, variabile a cicli molto rapidi, al variare impercettibile delle circostanze ambientali.
E’ così che l’atteggiamento di una persona significativa, può trasformare improvvisamente l’immagine che il soggetto ha di sé, così sensibile alla risposta relazionale, e innescare un’alternanza per cui, se l’altro è disponibile, il paziente ha una buona immagine di sé, altrimenti questo scatena un’aggressività intensa, espressa con scontri fisici o verbali verso chi è percepito come disattento o poco dedito; questa reazione eccessiva, viene poi seguita sistematicamente dalla vergogna e dal senso di colpa, nonché dalla sensazione di essere “cattivi”.
Al contrario del disturbo dell’umore bipolare però, dove l’alternanza dell’umore oscilla, altrettanto rapidamente, da una condizione di depressione ad una di euforia (episodi maniacali od ipomaniacali), nel paziente borderline l’umore varia precisamente da uno stato depressivo e pessimista, ad uno stato di rabbia intensa, violenta e incontrollabile.
La persona DBP presenta, anche se in maniera non sempre palese, il vissuto di una grave ingiustizia subita, che, unito ad un senso esasperato ed idealizzato della giustizia, lo porta a vivere i comportamenti degli altri come ingiusti, lesivi, a volte francamente persecutori.
È necessario sottolineare che tutti questi tratti “patologici” si evidenziano in situazioni di emergenza emotiva o in situazioni ove siano in gioco dinamiche affettive. Altrimenti il borderline superficialmente può apparire come una persona sufficientemente normale.
Ma nell’analisi di pazienti DBP ritroviamo sempre il vissuto di una grave ingiustizia subita nell’infanzia. Non sempre c’è il ricordo di un episodio ben preciso. Spesso questo vissuto emerge indirettamente: come tendenza a sentirsi traditi, come netta tendenza alla sospettosità che, unita ad una spiccata aggressività nei rapporti interpersonali, testimonia l’inconscia necessità di punire l’altro.
Ma il dato più importante è come il borderline elabora questo trauma di base: ed è proprio la modalità elaborativa che connota il borderline rispetto ad altre psicopatologie.
Questa elaborazione avviene con tre dinamiche basilari: a) la scissione, b) la maschera, c) la tendenza a far impazzire l’altro.
La scissione
La scissione è una dinamica profondamente diversa dalla rimozione: l’affetto rabbia, non è rimosso, ma coperto e gestito. Non c’è trasformazione della rabbia in bramosia, ma l’affetto è cosciente anche se non può essere sempre agito continuamente, pena la perdita dell’oggetto: questo spiega come la rabbia può esplodere per situazioni contestuali oppure più frequentemente deve essere represso.
La maschera
La gestione delle dinamiche interne spiega la presenza della maschera. Maschera che genera poi la più immediata delle sensazioni nei confronti del borderline: quella della inautenticità (..cioè, della falsità). La maschera rappresenta la modalità comportamentale che copre la parte scissa del Sé, parte scissa che contiene gli aspetti ostili e distruttivi. Inoltre la maschera spiega un altro aspetto del borderline: quello di avere, almeno sul piano sociale, un corretto esame della realtà e spesso una corretta gestione della stessa, il che non vuol dire avere un sano rapporto con la realtà soprattutto nell’ambito di relazioni affettivamente significative.
La tendenza a far impazzire l’altro
Con il crescere, compare una nuova dinamica: la tendenza a far impazzire l’altro. Questa dinamica assolve due funzioni: da una parte vendicarsi per i torti subiti precedentemente, dall’altra liberarsi di proprie dimensioni negative. Le modalità di far impazzire l’altro sono numerose, ma ne vorrei sottolineare due in particolare.
a) La prima è evidenziare e criticare aspetti negativi dell’altro: cosa che al borderline riesce facilmente perché intuisce, attraverso se stesso, dimensioni negative più o meno rimosse e di cui l’altro è poco consapevole. Evidenziare questi aspetti serve soprattutto a poter continuamente criticare: si mostra così un aspetto fondamentale del borderline, quello, cioè, di essere sempre ipercritico in maniera impietosa.
b) La seconda è la tendenza a negare l’identità dell’altro: cioè a non vedere, o a trasformare nel contrario, quelle che possono essere caratteristiche positive o comunque importanti dell’altro.
UN CASO DI DBP IN LETTERATURA
Ho evidenziato prima come nell’analisi di pazienti DBP ritroviamo sempre il vissuto di una grave ingiustizia subita nell’infanzia. Non sempre c’è il ricordo di un episodio ben preciso. Spesso questo vissuto emerge indirettamente: come tendenza a sentirsi traditi, come netta tendenza alla sospettosità che, unita ad una spiccata aggressività nei rapporti interpersonali, testimonia l’inconscia necessità di punire l’altro.
Nel campo del letterario Jean-Jacques Rousseau può essere considerato un caso di DBP.
Guardiamo cosa Rousseau racconta, ne “Le confessioni”[1], a proposito di un episodio di ingiustizia patita. Egli viveva, orfano ormai di madre, all’età di circa otto anni, presso i fratelli Lambercier che avevano una specie di collegio. I rapporti con la signorina Lambercier erano caratterizzati da un affetto morboso che già evidenziava l’aspetto masochistico del Rousseau. Un giorno la domestica aveva messo ad asciugare i pettini della signorina Lambercier sul frontone del camino della stanza dove il giovane Rousseau stava studiando. Quando la proprietaria ritornò a riprenderli ne trovò uno con tutta la fila di denti spezzati. Di chi la colpa? Nessuno era entrato nella stanza: l’evidenza condannava Rousseau che, accusato, si difese disperatamente. Subì la pena, ma non accettò di confessare qualcosa che non aveva commesso. «Non si riuscì a strapparmi la confessione che si esigeva. Avrei preferito la morte, e vi ero deciso… Alla fine uscii da quella prova crudele a pezzi, ma trionfante. Sono passati cinquant’anni da quella avventura… e dichiaro, in cospetto del cielo, che ero innocente, che non avevo spezzato né toccato il pettine. Immagini il lettore un carattere timido ed educato che non concepisce neppure l’ingiustizia e che, per la prima volta, ne subisce una così terribile e precisamente dalle persone che egli ama e rispetta di più: che capovolgimento di idee! Quale sovvertimento nel suo cuore e nel suo cervello, in tutto il suo piccolo essere intelligente e morale… Ebbe termine così la serenità della mia vita infantile …»[2].
Sia dalle sue Confessioni che da racconti di vari conoscenti, emergono chiari in Rousseau chiari tratti di DBP: un dato molto evidente è la scissione tra la sfera razionale e quella affettiva; è noto infatti a tutti che uno dei più noti pedagoghi, l’autore del famoso “Emilio” è lo stesso che abbandonerà in orfanotrofio i suoi cinque figli!
Non meno palese è la sua suscettibilità ed ipersensibilità alla critica che lo porterà, negli ultimi anni della sua vita, a sviluppare un vero delirio persecutorio.
Era dipendente e distruttivo nei rapporti interpersonali: basti ricordare con quale indifferenza trattò quando la ritrovò povera e sola, Madame de Warens, quella stessa persona che l’aveva accolto ed accudito e che egli usava chiamare “mamma”.
E senza dubbio possiamo ritrovare in Rousseau altri caratteri tipici del borderline: rabbia intensa ed inappropriata, instabilità dell’umore, relativa conservazione del rapporto con la realtà (salvo negli ultimi anni di vita).
IL DBP E I CASI DI OMICIDIO-SUICIDIO
18 ottobre 2024: a San Severo (Foggia) un uomo di 59 anni ha ucciso la moglie, la quale aveva da tempo voluto la separazione, con numerosi colpi di arma da fuoco togliendosi la vita poco dopo con la stessa arma. Secondo quanto riferito dalla stampa locale[3], la donna aveva già denunciato il marito per minacce, stalking e maltrattamenti. Sembra che lui aveva anche già tentato di ucciderla soffocandola e per questo il tribunale aveva disposto il divieto di avvicinamento ed il controllo mediante braccialetto elettronico. Nonostante la misura – come già tristemente avvenuto in altri casi di femminicidio – l’uomo è comunque riuscito ad avvicinarsi alla donna e a compiere l’efferato gesto. La coppia aveva 5 figli.
Dal contesto situazionale emerge chiara il DBP da cui è agito l’uomo: assoluta incapacità di accettare la separazione e i conseguenti sforzi disperati di evitare l’abbandono, con l’utilizzo di minacce, stalking e violenza.
E per il DBP, in casi estremi, proprio per la spontanea e potente tendenza a mettere in atto al tempo stesso violenza eterolesionista ed autolesionista (ved. Punto 5 delle caratteristiche DBP sopradescritte), l’omicidio-suicidio diventa spesso una scelta “naturale”.
E anche se il caso riportato non presenta questo aspetto, un consiglio di cuore a ogni donna che dovesse trovarsi oggetto di stalking e/o di minacce da parte di un ex: non andare mai al tanto richiesto “ultimo appuntamento chiarificatore” perché spesso, come moltissimi altri fatti di cronaca purtroppo evidenziano, si può trasformare nell’ultimo momento di vita.
CONCLUSIONI: IL DBP NEL FUTURO
La persona DBP vive e costringe a vivere costantemente chiunque le stia accanto su una sottile “linea di confine” (“border line”, per l’appunto); con ancora maggior chiarezza, tempo fa una mia paziente mi disse del fidanzato DBP : “è come vivere sempre sulle montagne russe: passo in un attimo dal sentirmi dire “ti amo” al sentirmi offendere pesantemente, dall’essere riempita di tenerezza all’essere trattata con inspiegabile rabbia e violenza”.
Come già evidenziato, la persona DBP presenta, anche se in maniera non sempre palese, il vissuto di una grave ingiustizia subita: sperando e pregando di sbagliarmi, temo davvero che i casi di DBP saranno in netto aumento nei prossimi anni, soprattutto in tutti coloro che hanno vissuto i tempi del covid 19 in età puberale ed adolescenziale (e non è un caso l’impennata recente dei casi di violenza che vedono protagonisti giovani e minorenni); due fattori su tutti sono secondo me alla base di questa triste previsione:
1-il profondo senso di insicurezza e di “ingiustizia collettiva” che siamo stati costretti a vivere “nell’era covid 19”; la percezione costante di essere stati davvero costretti a vivere su “una linea di confine” sottilissima tra il certo e l’ignoto, tra la verità e la menzogna, tra la salute e la malattia, tra la vita e la morte, ha scavato in molte anime una ferita difficilmente cicatrizzabile, una ferita che porta “’in sé” l’amaro sapore dell’incertezza, dell’insicurezza, del rifiuto, della rabbia alternata all’angoscia e alla depressione, della perdita di identità….del border line, insomma
2-una società sempre più priva di valori, con al centro una famiglia sempre più evanescente e sempre più vittima di attacchi di ideologie perverse che mirano alla sua disgregazione: ed in questo contesto situazionale, è veramente alto il rischio di crescere una generazione di giovani orfani, senza punti forti di riferimento, costretti a camminare su sabbie mobili, senza personalità o con personalità più o meno gravemente disturbate, annoiati e in balia delle mode e, sempre più spesso, violenti.
Questo non vuole essere sterile pessimismo, ma un sano seppur triste realismo che deve spingere ogni persona di buona volontà a seminare costantemente bene, rispetto e gentilezza in ogni azione ed interazione della quotidianità e ogni cristiano a restare ben centrato nella preghiera e saldo nella Fede.
Nel prossimo articolo parlerò di altri due disturbi della personalità: dipendente e antisociale.
[1]Rousseau J.-J. (1782), Le confessioni, Einaudi, Torino 1955.
[2]Ibidem, pag. 45
[3] https://www.today.it/cronaca/mario-furio-spara-moglie-celeste-palmieri-san-severo-foggia-parcheggio-eurospin-18-ottobre-2024.html