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Adozioni e accoglienza dei minori. Il Parlamento farà chiarezza
Caro direttore,si parla tanto anche su “Avvenire” delle adozioni internazionali attive nel nostro Paese, e delle attuali difficoltà burocratiche, ma nessuno parla delle adozioni italiane… forse anche perché, bisogna perpetuarne il business. Poco è cambiato dal 2000, quando don Oreste Benzi e il sottoscritto coraggiosamente ne denunciavamo il lucro. Anche don Lorenzo Milani, nella sua grande opera di educatore, accolse e aiutò alcuni orfanelli.
Gabriele Cervi orfano e autore del libro-diario “La famiglia negata” Cremona
Gentile Signor Cervi,
quello delle adozioni, come lei sa certamente visto che ci segue con così grande attenzione, è tema che approfondiamo da sempre con tante speranze ma anche tante preoccupazioni. E quindi ben volentieri, grazie al nostro direttore che mi ha affidato la sua lettera, riprendo a ragionarne con lei. Perché speranza? Perché siamo convinti che poche scelte, come l’adozione, possano incarnare valori importanti come gratuità e fraternità, accoglienza e solidarietà. La preoccupazione invece nasce dal fatto che l’adozione internazionale conosca ormai da alcuni anni una crisi pesantissima e si faccia tanta fatica a individuare possibili vie d’uscita. Ma non è facile per nessuno – politici, esperti, enti, associazioni – intervenire in un intreccio di cause legate sia alla crescente complessità della vita familiare sia a un mutato e sempre più ostico quadro internazionale. Senza dimenticare costi, tempi e pesantezze burocratiche. Molto diversa, come lei sa bene, la situazione dell’adozione nazionale. Ormai da oltre un decennio sono circa un migliaio l’anno i bambini che vengono dichiarati adottabili nel nostro Paese. Sono quasi tutti piccoli non riconosciuti alla nascita le cui pratiche adottive si concludono in poche settimane, visto che per ogni bambino adottabile ci sono almeno dieci coppie disponibili. Esistono poi 200300 minori, quasi tutti ormai pre-adolescenti, spesso con patologie psico-fisiche importanti o comunque tali da renderne più problematico l’inserimento in un nucleo familiare, che continuano a vivere in strutture d’accoglienza, istituti e case famiglia. Penso che sia per queste situazioni che lei adombra il rischio di un business, al di là di norme e umanità. Ce ne siamo occupati molte volte sulle nostre pagine. Da qualche mese la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle comunità di accoglienza per minori allontanati dalle proprie famiglie, presieduta da Laura Cavaldoli (Lega), sta portando avanti senza clamori un lavoro importante proprio per cercare di capire cosa sta succedendo in queste realtà. Come vengono trattati i minori? Quanto costano allo Stato? Il livello degli educatori è adeguato? Le scelte sono sempre trasparenti? I controlli da parte delle Procure puntuali ed efficaci? In questi ultimi anni, tanti episodi, che abbiamo puntualmente riferito, lascerebbero pensare che non tutto funzioni come dovrebbe. In parallelo anche la magistratura ha avviato varie inchieste proprio con l’obiettivo di accertare eventuali reati che, quando commessi sulla pelle dei bambini, risultano particolarmente odiosi e intollerabili. Se il “lucro” o altre irregolarità verranno accertati, certamente caro signor Cervi lo riferiremo come sempre senza incertezze.