Uso compulsivo dei social, tutto quello che TikTok nascondeva

«Più sono giovani più non sanno autoregolarsi». Dai processi in corso negli Stati Uniti contro TikTok emergono particolari inquietanti sulla considerazione del social media verso la tutela dei minori

Che i social media non siano un posto per bambini è ormai acclarato, e altrettanto lo è la consapevolezza che il loro utilizzo possa avere un impatto negativo sugli adolescenti. Negli Stati Uniti si moltiplicano le cause contro le piattaforme digitali, accusate di non fare abbastanza per prevenire gli usi dannosi dei propri servizi da parte dei minori. Ultima in ordine di tempo quella di 13 Stati (tra cui California e New York) contro TikTok, accusato di perseguire l’intento esplicito di indurre i giovani alla dipendenza.

Proprio nei documenti affiorati sui media americani relativi a questo procedimento, che arriva dopo due anni di indagini, si leggono particolari inquietanti riguardo alla considerazione della tutela dei minori da parte del social, di proprietà della cinese ByteDance. Le carte, trapelate dall’ufficio del procuratore generale del Kentucky, sono perlopiù sintesi di studi e comunicazioni interne, dalle quali si evince come all’interno dell’azienda sembra ci fosse chiara consapevolezza degli effetti di dipendenza indotti dal servizio specialmente sugli utenti di età più bassa.

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