La parola alla senatrice Valente

Non c’è via d’uscita. Non basta il coraggio della denuncia, non bastano l’allontanamento, la condanna per stalking, le restrizioni della libertà personale. «Le donne vengono uccise lo stesso e se questo succede, come è successo di nuovo nel caso di Vanessa, è un fallimento dello Stato». La senatrice del Pd Valeria Valente, presidente della Commissione di inchiesta del Senato sul femminicidio e la violenza di genere, è un fiume in piena. Il caso della 26enne ammazzata a colpi di pistola mentre camminava coi suoi amici sul lungomare – la quarta vittima in 24 ore della follia degli uomini che odiano le donne, dicendo d’amarle – è la goccia che fa traboccare un vaso destinato a riempirsi di nuovo, e di nuovo.

Cosa non funziona senatrice?Stiamo cercando di capirlo e di documentarlo, come Commissione d’inchiesta sui femminicidi, ormai da mesi. Ci mancano ancora le risposte di procure e tribunali su 30 casi, poi pubblicheremo i dati. Il vulnus nel sistema intanto è evidente: pur in presenza di un quadro normativo robusto e di misure di protezione importanti, queste ultime non vengono applicate o non vengono applicate in maniera abbastanza tempestiva.

Faccia un esempio.Penso all’uso del braccialetto elettronico: si è parlato tempo fa di una scarsa disponibilità dei dispositivi, ma sempre come Commissione abbiamo verificato col Viminale che i braccialetti ci sono. Servono però giudici che decidano di impiegarli, serve capacità di valutazione del rischio e di lettura della pericolosità delle situazioni in cui si trovano le donne. C’è poi il Codice rosso, la possibilità di arresto in flagranza per chi viola le misure di protezione (che è una norma appena approvata alla Camera per emendamento di Lucia Annibali alla riforma del Processo penale). Presto, speriamo, anche il fermo di 48 ore per chi non è colto in flagranza: vogliamo introdurlo.

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