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Diritto all’aborto, no dei vescovi Ue
Profonda preoccupazione. Commenta così la Commissione delle conferenze episcopali Ue (Comece) la bozza di risoluzione sulla Situazione della salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti del Parlamento Europeo, preparata dall’Eurodeputato socialdemocratico croato Pedrag Fred Matic, e già approvata ad ampia maggioranza in sede di Commissione dei diritti delle donne. Una risoluzione che probabilmente sarà confermata nella plenaria a Strasburgo la prossima settimana. Il testo, lo ricordiamo, definisce i diritti alla salute sessuale e riproduzione come diritti umani di cui farebbe parte anche l’aborto. Il tutto con un attacco frontale all’obiezione di coscienza, considerata come mera negazione di prestazione medica, e alla «disinformazione» dei movimenti per la vita. «Il diritto alla salute – afferma la Comece in una posizione ufficiale pubblicata ieri – è un diritto umano fondamentale» e «il sostegno ai diritti umani è una componente centrale del messaggio sociale ed etico della Chiesa». Il testo esprime una «valutazione positiva sulla preoccupazione fondamentale del rapporto di proteggere la salute e i diritti delle donne». Tuttavia, avverte la Comece, «notiamo con rammarico che la bozza di risoluzione è caratterizzata da una prospettiva unilaterale, soprattutto per la questione dell’aborto, che non tiene pienamente conto delle situazioni di vita delle persone coinvolte e dei loro relativi diritti umani», e «non riflette la tragedia e complessità delle situazioni in cui si trovano le madri che considerano di abortire il proprio figlio non nato». Contestata pure la definizione dell’aborto come «servizio medico essenziale». «A nostro avviso – afferma ancora il documento – questa classificazione è insostenibile. Un intervento medico di queste dimensioni non può e non deve diventare una pratica normale. Qualificarlo come servizio essenziale degrada il bambino non nato ». La Comece ricorda peraltro la storica sentenza della Corte di giustizia Ue del 2001 sulla dignità della vita non nata. Inaccettabile anche la definizione dell’aborto come diritto umano: «non c’è alcun trattato internazionale sui diritti umani o altro che lo sancisca, né un corrispondente obbligo per gli Stati». La Comece, inoltre, «nota con preoccupazione e rammarico il fatto che la bozza di risoluzione neghi il fondamentale diritto all’obiezione di coscienza, che è emanazione della libertà di coscienza », sancita dall’articolo 10.1 della Carta europea dei diritti fondamentali. Infine, si ricorda la sussidiarietà nell’Ue, con la sanità competenza esclusiva degli Stati membri, messa invece in discussione dalla risoluzione Matic. «In considerazione di questi elementi – si legge in un comunicato a corredo del documento – e in vista della sessione plenaria del giugno 2021, la Comece esorta tutti gli eurodeputati a considerare debitamente la sensibilità e la complessità dell’accompagnamento medico, che richiede un equilibrio giuridico ed etico di tutti i diritti coinvolti».
A chiedere che gli eurodeputati stoppino il documento sono anche varie organizzazioni. Così la Fafce (la Federazione delle associazioni delle famiglie cattoliche) e la Federazione europea One of us. Il rapporto Matic, afferma quest’ultima, «viola la dignità della donna, propone contraccezione e aborto al posto della maternità», e «l’aborto non è mai stato un diritto umano né mai lo sarà», il Parlamento Europeo deve «annullare questo documento così iniquo e sorprendente».