G7: l’Italia di nuovo presidente

L’auspicio è che questi incontri servano per far dialogare i governi

Il cd “G7” è un forum informale che riunisce Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti. Ai lavori, inoltre, partecipa anche l’Unione Europea che è rappresentata dai vertici dal Presidente del Consiglio europeo e dal Presidente della Commissione europea.

Storicamente il G7 è stato istituito come strumento di cooperazione economica e finanziaria in risposta alla grande crisi energetica del 1973 ed il primo Vertice dei Capi di Stato e di Governo si è tenuto nel lontano 1975 a Rambouillet, in Francia.

Dal primo gennaio di quest’anno l’Italia ne ha assunto, per la settima volta, la Presidenza. Tra le priorità dell’attuale Presidenza italiana vi è, sicuramente, la difesa del sistema internazionale basato sulla forza del diritto. La guerra russa all’Ucraina ne ha, infatti, intaccato i principi e ha scatenato una crescente instabilità, visibile nei diversi focolai di crisi. Altrettanto importante è l’attenzione sul conflitto in Medio Oriente, con le relative conseguenze sull’agenda socio/economica globale.

Nel programma italiano trova, in particolare, uno spazio rilevante l’Intelligenza Artificiale (IA). Una nuova “tecnologia” che può generare, certamente, grandi opportunità ma anche enormi rischi, oltre ad incidere sugli equilibri geopolitici. È necessario, quindi, lavorare per  sviluppare insieme adeguati meccanismi di governance e fare in modo che questo nuovo strumento sia incentrato sull’uomo e controllato dall’uomo, dando una applicazione concreta al concetto di algoretica.

Più nel dettaglio si sta svolgendo in Sardegna, terra, peraltro, d’origine del Ministro competente, il meeting del G7 relativo al cruciale tema del Lavoro e dell’Occupazione nei paesi G7 ma non solo.

Si discuterà, come accennato prima, di uno sviluppo e di un uso umano-centrico dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro, delle dinamiche di mercati del lavoro in società che invecchiano (fortunatamente) sempre più e delle competenze flessibili, e inclusive, e delle relative politiche, e sistemi di apprendimento, anche permanente, da mettere in campo.

Ci si chiederà, insomma, di come conciliare, ad esempio, lo sviluppo tecnologico con la tutela dei diritti del lavoro e di come ridurre, al minimo possibile, i rischi  in particolare per i soggetti più fragili, per il mondo del lavoro e di come affrontare le sfide derivanti dall’invecchiamento della popolazione sul lavoro e i servizi.

L’auspicio, come sempre, è che questi incontri servano per far dialogare i governi, anche se appartenenti a contesti socio economico diversi e con  indirizzi politici non omogenei, e che portino a risultati operativi ed utili per i cittadini.

Troppo spesso, anche recentemente, infatti, altro, ad esempio il gossip, ha preso il sopravvento sulla rilevanza delle questioni cruciali trattate.