Parrocchie
È tempo di brillare
A Giarola (RE) dal 13 al 20 luglio 2024 si è tenuto il tanto atteso campeggio estivo della parrocchia di S. Elisabetta Anna Seton, alla partenza c’erano 42 ragazzi tra i 9 e 18 anni, 11 animatori, 6 educatori e 5 cuochi, tutti insieme come in una grande famiglia hanno vissuto una settimana intensa e ben organizzata.
Tra le esperienze più belle dell’intero anno pastorale, il campeggio estivo continua a segnare la vita dei ragazzi e anche dei più grandi, ognuno a partire dal suo cammino, come ci spiega bene Filippo, uno tra i più giovani animatori partecipanti che al rientro ha scritto un lungo post su Instagram per descrivere l’esperienza appena conclusa. Sono parole piene di vita che ben rappresentano quello che abbiamo vissuto.
“Il campeggio, o il campus come direbbe il mitico Stefano, è sempre un’esperienza fantastica e terribile nello stesso momento. Il campeggio ti accoglie da spento, stanco, sfinito dalle preoccupazioni, dalle ansie, dai problemi della vita quotidiana e ti rigenera, ti svuota e ti rinnova, ma non si limita a fare quello, no lui ti riempie di amore e amicizia e lealtà e bellezza, lasciandoti vuoto la sera del sabato in cui tutto quel bello finisce (questo almeno è ciò provo mentre scrivo queste parole).
Questo per me è stato inoltre il primo anno da animatore: una parola che nella quotidianità viene visualizzata come quella persona che con una magliettina colorata, si occupa di un gruppo di bambini scalmanati.
Al campeggio non è così.
Da noi l’animatore è la figura che rappresenta la spinta che serve ai ragazzi per vivere a pieno la settimana, è la figura che li aiuta a fidarsi di loro stessi facendogli porre fiducia negli stessi animatori. L’animatore rimprovera e si arrabbia a volte col ragazzo, ma solo perché capisce il valore di quel ragazzo e non vuole che quel valore vada sprecato.
A volte può sembrare che l’animatore sia colui che dà tutto ai ragazzi e che abbia poco da ricevere, essendo spesso più grande e formato dei ragazzi che anima.
Ma un saggio ragazzo di nome Emanuele mi insegna che noi ragazzi più grandi abbiamo moltissimo da ricevere dai più piccoli, così come loro più grandi hanno da ricevere da noi.
Pensandoci, ma non da seduto, è davvero così. Il ragazzo più giovane, il bambino più piccolo mi regala i suoi sorrisi che per me sono simbolo di felicità e di un compito svolto bene da me, il ragazzo più grande o mio coetaneo addirittura mostra sorrisi già visti che sono belli, ma l’essenza della realizzazione che mi serve viene dai loro pianti di dolore o/e gioia e dalla fiducia che mettono in me nell’aprirsi e lasciarsi aiutare, come insegna PF (padre Francesco), anche semplicemente lasciandosi ascoltare.
Tutte queste fantastiche emozioni a fine settimana mi tornano tutte addosso durante i ringraziamenti, quando ad esempio una ragazza che con te, giustamente, mantiene sempre una certa freddezza e distanza ti dice: “Mi hai aiutata e capita quando nessuno sarebbe stato capace di farlo”. O quando un’altra, una delle più timide, ti si apre come un libro raccontandoti le sue fragilità come se fossi uno psicologo.
In campeggio di psicologi non ne abbiamo ancora, ma abbiamo uno staff e, prima di quello, un gruppo di amici, capace di amare l’altro tanto da farlo stare bene anche quando nient’altro sembra funzionare. Ringrazio Dio per la possibilità che mi dà di vivere queste emozioni ed esperienze insieme ad un gruppo di persone così speciali.”
guarda le foto https://photos.app.goo.gl/TLVYpsWcgYEsp3WN8