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Missionaria nel Nord Kivu: qui non sappiamo cosa accadrà domani
Suor Agnieszka è arrivata in Africa 20 anni fa. Ricorda che ha percepito la sua vocazione missionaria già al liceo. “Si può dire che sono state le missioni a condurmi alla Congregazione delle Suore degli Angeli”, confessa. Nei primi anni della sua vita religiosa ha lavorato insegnando catechesi nelle scuole, si è presa cura di bambini e giovani. Ha ricevuto il permesso di andare in Africa dopo i voti perpetui. Prima è andata in Ruanda, poi è arrivato il momento della Repubblica Democratica del Congo. Da un decennio gestisce un ospedale e un centro nutrizionale per bambini nel villaggio di Ntamugenga. La missionaria scherza dicendo di essere “l’uomo di casa”: le sue occupazioni vanno dall’acquisto del rubinetto, del sapone e dei medicinali, al pagamento del personale, alla riparazione del tetto e alla ricerca di pentole e materassi per i rifugiati, fino ai rischiosi viaggi a Goma, l’unica città della regione dove può procurarsi le medicine, il cibo e il latte necessari per i bambini che hanno perso la madre. Durante queste spedizioni, deve superare diversi checkpoint nelle mani dei ribelli. In quasi tutti deve negoziare per poter andare avanti con il suo aiuto.
Materie prime insanguinate
Gli anni di lavoro di suor Agnieszka nel Nord Kivu sono segnati da successivi conflitti, che, sebbene si affievoliscano, non finiscono mai. “Finché i bambini saranno testimoni di crimini e dovranno interrompere gli studi, non ci sarà pace in questo Paese”, ha dichiarato la missionaria che ha a cuore il futuro dei più piccoli. La regione è destabilizzata da più di un centinaio di gruppi diversi che cercano di prendere il controllo dei giacimenti di cobalto, coltan e niobio necessari per la produzione di telefoni cellulari. Sono più preziosi dell’oro e dei diamanti, che i ribelli stanno pure saccheggiando. La popolazione civile è quella che ne soffre di più, che non vede nemmeno le briciole di queste ricchezze che la loro terra nasconde. Le persone sono costrette a lasciare le loro case e i loro campi a causa della violenza. Ci sono più di 5,6 milioni di sfollati interni in Congo.