Angola, nel regno dei diamanti si muore di fame

L’estremo nord-est dell’Angola è ufficialmente il paradiso degli investitori di diamanti. Nonostante il crollo dei prezzi sui mercati internazionali, il business diamantifero resta fiorente. L’anglo-sudafricana De Beers (quella dei bloody diamonds denunciati dalla Ong Global Witness nel 1998) è tornata in auge da alcuni mesi ed investe sia a Lunda Norte che a Lunda Sul, regioni diamantifere per eccellenza. Lo Stato di diritto, però, nel Paese a lungo dilaniato dalla guerra civile non è mai esistito e la povertà continua a mordere. «Com’è vivere a Saurimo? È subire la povertà più assoluta. Noi ci troviamo a circa mille chilometri dal mare, nell’entroterra, tra le miniere di diamanti più redditizie al mondo e la savana. È una zona geologicamente ricchissima e c’è anche tanta acqua». Ma non c’è lavoro e non si coltiva più la terra per via del proliferare delle miniere. A parlare con noi da Lunda Sul è padre José Manuel Imbamba, arcivescovo di Saurimo, cittadina di 80mila abitanti che vive prevalentemente di manioca e patate dolci, non lontano dal confine con la Repubblica democratica del Congo.

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