«Non ho avuto nulla di quel che chiedevo ma ti ringrazio»

La malattia, la sofferenza, il dolore non sono mai un dono. Suscitano anzi la più umana delle domande: perché? Perché un bambino deve stare così male, perché è toccato proprio a me, perché la guarigione non arriva? Il credente però cerca di non rassegnarsi alla disperazione. Sa che anche il buio più cupo porta in sé sempre uno spiraglio di luce. Si tratta di confidare nel Signore e di domandargli la sapienza necessaria a capire come anche la malattia più assurda possa diventare uno strumento di crescita umana e spirituale, fino a comprendere cosa nella vita conti davvero, al di là del potere e della ricchezza. Commovente in questo senso la testimonianza di Kirk Kilgour (1947-2002) grande pallavolista statunitense rimasto paralizzato nel pieno della carriera a seguito di una caduta in allenamento. La sua preghiera spiega meglio di mille riflessioni colte cosa significhi trasformare la sofferenza in lode a Dio e dono di sé agli altri.

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