Hit Man. Killer per caso

New Orleans, oggi. Gary Johnson è un tranquillo professore di Filosofia. Vive con i suoi gatti e collabora con il dipartimento di polizia cittadino. Quando un poliziotto viene temporaneamente sospeso dal servizio gli viene chiesto di sostituirlo: deve fingersi un killer per sventare possibili omicidi e incastrare i mandanti. In un crescendo di successi, tra travestimenti, arresti e processi, Gary si trova sempre più a suo agio nell’inventarsi personalità diverse, finché non incontra l’affascinante Madison che vuole liberarsi da un marito violento e dispotico.

Valutazione Pastorale

Presentato fuori concorso all’80ª Mostra del Cinema di Venezia (2023), “Hit Man. Killer per caso” è una divertente rom-com con sfumature noir diretta da Richard Linklater (il suo “Boyhood” del 2014 ha ottenuto molti riconoscimenti, tra cui tre Golden Globe, tre Bafta, l’Orso d’argento per il miglior regista al Festival di Barlino, e 6 candidature agli Oscar, statuetta vinta da Patricia Arquette), qui anche in veste di co-produttore e co-sceneggiatore con Glen Powell. Il film è liberamente ispirato a un servizio giornalistico di Skip Hollandsworth, su un uomo di nome Gary Johnson, pubblicato più di vent’anni fa sulla rivista “Texas Monthly”. La storia. New Orleans, oggi. Gary Johnson (Glen Powell, “Tutti tranne te” 2024, “Top Gun. Maverick”2023) è un tranquillo professore di Filosofia. Vive con i suoi gatti e collabora con il dipartimento di polizia cittadino. Quando un poliziotto viene temporaneamente sospeso dal servizio gli viene chiesto di sostituirlo: deve fingersi un killer per sventare possibili omicidi e incastrare i mandanti. In un crescendo di successi, tra travestimenti, arresti e processi, Gary si scopre sempre più a suo agio nell’inventarsi personalità diverse, finché non incontra l’affascinante Madison (Adria Arjona, “Star Wars: Andor” del 2022), che vuole liberarsi del marito violento e dispotico. L’uomo, invece di “incastrarla”, inaspettatamente, le suggerisce di lasciare il marito e rivolgersi ai servizi sociali. Poco tempo dopo i due si rincontrano casualmente e l’attrazione reciproca esplode. Ma la situazione si complica e sfugge ben presto loro di mano: Gary dovrà trovare il modo di “salvare capra e cavoli”.

“Hit Man. Killer per caso” è una commedia imprevedibile, ben diretta e con una sceneggiatura scoppiettante, che trascina lo spettatore in una girandola di equivoci, colpi di scena, e situazioni pericolose. “È indubbiamente interessante – sottolinea il regista Linklater – vedere questa progressione nella decina di killers che il bravissimo Glen Powell impersona. Il film cerca di toccare molte corde – commedia, noir, thriller, studio psicologico – concentrandosi al tempo stesso sul concetto di identità e su quanto possano essere più o meno rigide le nostre personalità”. E Gary è una sorta di “Zelig” che, a differenza del Leonard protagonista dell’omonimo film di Woody Allen (1983), non riflette la personalità di chi incontra, ma scopre in sé molte personalità, che incarna senza problemi, fino a costruirsene una nuova, più sicura, più intraprendente, più audace. L’uomo cambia e con lui anche il modo in cui gli altri, gli studenti, i “colleghi” poliziotti, lo percepiscono. Glen Powell ha uno straordinario talento camaleontico e tempi comici perfetti; il gioco tra realtà e finzione è talmente ben riuscito che Linklater più volte si trova costretto a precisare agli spettatori che si tratta di una storia “quasi vera”, che i killer a pagamento non esistono nella realtà, sono mera finzione cinematografica e che, soprattutto nel finale, esso si discosta totalmente da quello del protagonista dell’articolo di Hollandsworth. Ed è quanto mai necessario perché, a ben vedere, l’happy end, il “vissero tutti felici e contenti”, è costruito su qualcosa di non condivisibile. Presi dal vortice della storia, dalla bravura e simpatia dei due protagonisti, potremmo non accorgercene. “Hit Man. Killer per caso” è complesso, problematico-brillante.