Zamora

1965, il trentenne Walter Vismara lavora come contabile in una piccola impresa a Vigevano. Una vita tranquilla. Quando la fabbrica improvvisamente chiude, si ritrova catapultato in una grande azienda nell’operosa Milano del boom economico.

Valutazione Pastorale

La stagione cinematografica 2023/2024 ha visto l’esordio alla regia di molti attori e attrici italiani. Paola Cortellesi, con “C’è ancora domani”; Giuseppe Fiorello, con “Stranizza d’Amuri”, Micaela Ramazzotti, con “Felicità”, Michele Riondino con “Palazzina Laf” e Margherita Buy con “Volare”. Ed ecco, nelle sale dal 3 aprile, Neri Marcorè con il suo “Zamora”, storia di crescita e amicizia dal sapore nostalgico, nella Milano del boom economico. Liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Roberto Perrone (HarperCollins Italia) il film ci racconta la storia del trentenne Walter Vismara, tranquillo e abitudinario contabile in una piccola fabbrica di Vigevano. Quando questa improvvisamente chiude, Vismara si trova catapultato nella grande metropoli, al servizio del cavalier Tosetto, un imprenditore a suo modo brillante e innovativo con una grande passione per il calcio (e un tifo per l’Inter che non ammette eccezioni). Tosetto è a tal punto fissato con il football da organizzare ogni 1° maggio una grande partita tra i suoi dipendenti (scapoli contro ammogliati) in vista della quale li “costringe” ad allenarsi settimanalmente.

Walter non sa nulla di calcio, ma, per togliersi d’impaccio, si dichiara portiere e come tale viene “arruolato”. La sua totale incapacità emerge subito e i suoi colleghi, per prenderlo in giro, cominciano a chiamarlo Zamora, il fenomenale portiere spagnolo degli anni ’30. Continuamente umiliato sul campo e in azienda dal viscido Herbert Gusperti, deluso dalla collega Ada, con la quale sembrava essere sbocciata un’intesa, Vismara elabora un piano per vendicarsi coinvolgendo un ex portiere caduto in disgrazia, Giorgio Cavazzoni, perduto tra alcool e gioco d’azzardo.

Non tutto andrà come previsto, ma sarà proprio Cavazzoni, maestro di vita oltre che di calcio, a fare capire a Vismara che bisogna osare, magari anche cadere, per rialzarsi ogni volta un po’ più forti. “Zamora – commenta il regista – racconta del potere che ha l’amicizia nell’aiutarsi reciprocamente e risollevarsi, racconta di un Paese e di un periodo che possono essere riassaporati per un attimo col sorriso e il proditorio soffio di una carezzevole nostalgia. […] Era un’Italia vivace, allegra, ambiziosa, sulle ali di uno sviluppo economico grazie al quale il benessere, la felicità sembravano essere alla portata di tutti”. E in questo Neri Marcoré fa centro: come interprete (si è ritagliato il ruolo di Cavazzoni e lo abita con profondità e misura), sceneggiatore (con Maurizio Careddu, Paola Mammini e Alessandro Rossi) e regista, regalandoci un film di buoni sentimenti, a tratti malinconico, ma capace di strappare anche sonore risate. Merito di un cast di prim’ordine, a cominciare dal protagonista, Alberto Paradossi, davvero bravo e convincente in tutti i passaggi, le sfumature del personaggio, senza dimenticare gli affiatatissimi comprimari: Giovanni Storti e il suo cavalier Tosetto, padre-padrone tutto calcio e azienda; Giacomo Poretti, il cav. De Carli, poco più di un cameo, ma gustosissimo; Anna Ferraioli Ravel, la sorella di Walter, Elvira, decisa a trovare la sua felicità a dispetto delle convenzioni sociali; Marta Gastini, la giovane Ada, indipendente e capace di farsi rispettare nella vita e sul lavoro.

Ci sono poi il barista Bepi, che ha la faccia ironica e duttile di Giovanni Esposito, un napoletano così desideroso di integrarsi da parlare meneghino e fare un tifo sfegatato per l’Inter e il “perfido” Gusperti, ovvero Walter Leonardi, l’antagonista perfetto. Da sottolineare anche l’efficacia della colonna sonora che, oltre alle musiche composte ad hoc da Pacifico, si avvale di alcuni famosissimi brani dell’epoca (uno fra tutti, “Il mondo” di Jimmy Fontana) che accompagnano perfettamente alcuni passaggi della storia e stati d’animo dei protagonisti. “Zamora” è consigliabile, poetico, adatto per dibattiti.