Linea… di pensiero. Non si può sempre pretendere

Questa è l’epoca del pretendere! Quanta supponenza nei modi di fare, spesso scortesi e impositivi. Assai frequentemente urlati e sguaiati. Pretendere usando parole pesanti e “volgari”, che hanno come obiettivo quello di “dominare” sull’altro ritenuto “inferiore” e insignificante. Il volere ad ogni costo cose e perfino persone per “appropriarsene” e farne uso e consumo senza limiti. Ed ecco quella insinuosa violenza verbale e comportamentale che causa dolori e ferisce più di un dardo. Penetra nell’anima causando inquietudini permanenti. Perché chi pretende impone, mai propone. Chi pretende esige ed obbliga, mai condivide. Chi pretende aspira all’onnipotenza, ad avere sempre sotto di sé qualcuno pronto ad “ubbidire”.

Il dire di chi pretende è aggressivo, non è mai partecipativo: “O fai così, come dico io, oppure arrangiati”. Occorre compiere una grande opera di educazione per passare dal pretendere al tendere. Ecco tendere le mani, tendere le braccia. Aprirsi agli altri partecipando alla diversità dell’altro. Accogliendo con le proprie mani le mani dell’altro. Ti tendo le mie mani per camminare con te, per prendere lo stesso tuo passo. Per sostenerci a vicenda. Vieni, è insieme che possiamo comprendere meglio il mondo, le nostre vite diverse e protese alla ricerca di un senso, di un significato alto del vivere. Dovremmo continuamente tendere la nostra vita per portarla all’armonia, con impegno, costanza e autorevolezza. Come un violino,  una chitarra, un’arpa che hanno bisogno di tendere le loro corde per essere strumento capace di poter generare suoni intonati e musica capolavoro!