Chiesaterapia

La Chiesa, dal greco ekklesìa cioè assemblea, è il luogo in cui si radunano i convocati dal Signore Risorto per La celebrazione dell’Eucaristia, memoriale della sua presenza.

Sono almeno tre le immagini della Chiesa nel Nuovo Testamento. Quella di Pietro fondata sulla roccia, di Paolo paragonata a un corpo e di Giovanni presentata come sposa di Cristo. Queste immagini rivelano insieme la ricchezza e la povertà della Chiesa. E’ ricca della realtà di Dio e povera della presenza degli uomini. Santa e peccatrice, celeste e terrestre è comunque voluta e fondata da Cristo come figura del vecchio Israele.

La missione della Chiesa è quella di “radunare i figli dispersi” (Gv 11,51) dalle occupazioni quotidiane tra il lavoro, scuola, impegni, ecc… Radunando i dispersi la Chiesa offre un servizio di prevenzione e di terapia per coloro che rischiano o sono già affetti dal male del secolo, la solitudine. La solitudine, frutto di un individualismo sociale, rappresenta uno dei mali peggiori del nostro tempo, a soffrirne sono sempre più un numero elevato di persone.

La Chiesa nel convocare i credenti, pur non facendo una vera e propria psicoterapia, si rivela comunque comunità terapeutica. L’azione terapeutica della Chiesa giunge  a coinvolgere le diverse situazioni di patologia psicologica e spirituale. Le accentuazioni dei disturbi di personalità quale l’individualismo, l’egocentrismo, il narcisismo, vengono superate dal vivere insieme i valori della fede. Vivere insieme l’ideale della fede che unisce: “Un cuor solo e un anima sola” (At 4,32).

Non sempre è facile, anzi il più delle volte lo stare insieme crea non pochi conflitti e divisioni. La Chiesa “terreste” è sempre una realtà conflittuale, le diversità di parere, i diversi gradi di maturità psicologica e di fede, le esperienze passate, l’educazione differenziata costituiscono sempre motivo di conflitto. Il problema, comunque, del vivere insieme non sta nella presenza o assenza di conflitti ma nel come essi vengono affrontati. Tuttavia il problema di fondo è nel conciliare il senso di appartenenza con il bisogno di individualizzazione, vale a dire per usare un espressione trinitaria, l’unita nella distinzione.

L’unità nella distinzione nella Trinità è resa possibile dall’amore che unisce le persone divine senza assorbirle e le distingue senza dividerle. Questo modello d’amore è capace di unire senza assorbire i credenti che risultano distinti ma non divisi. La Chiesa convocando, educa i credenti all’amore rispettoso, senza pretendere di modellare gli altri con i propri schemi, non è necessario diventare tutti siamesi! Tuttavia l’amore ecclesiale è terapeutico nel formare i credenti a vivere e gioire per il bene dell’altro, pur non cercando come nelle favole e vissero felici e contenti!

Padre Maurizio De Sanctis